È guerra aperta tra i miliaziani islamici e le forze armate dei Paesi del Nord Africa e dell’Africa occidentale (sostenuti dai reparti speciali statunitensi ed europei).
In Libia, sette membri dell’Isis sono stati uccisi in un raid aereo americano compiuto il 29 settembre nel Sud-Ovest del Paese. A renderlo noto è il comando delle forze Usa in Africa (Africom). In altri tre attacchi, il 19, il 24 e il 27 settembre, erano stati uccisi rispettivamente 8, 11 e 17 jihadisti, secondo la stessa fonte.
«La nostra ricerca di terroristi Isis in Libia e di altre reti terroristiche riduce la loro capacità di condurre operazioni in modo efficace contro il popolo libico – ha dichiarato il generale dell’esercito statunitense William Gayler, direttore delle operazioni dell’Africom -. Interrompendo la pianificazione, l’addestramento e le attività dei terroristi, riduciamo anche la loro capacità di minacciare gli Stati Uniti e gli interessi dei partner nella regione». Il raid Usa del 29 settembre porta a 43 il numero dei miliziani Isis uccisi negli ultimi dieci giorni.
Intanto in Mali almeno 25 soldati sono stati uccisi e 60 sono dispersi a causa degli attacchi di sospetti jihadisti a due postazioni militari vicino al confine con il Burkina Faso. Mentre continuavano i combattimenti intensi, il governo ha dichiarato di aver perso anche molto materiale militare.In risposta, le truppe maliane, con il supporto aereo, hanno iniziato un’operazione congiunta con le forze del Burkina Faso.
La violenza jihadista e le rivalità etniche hanno causato instabilitàò in Mali dal 2012. Il Mali fa parte di una forza anti-insurrezione di cinque nazioni che opera nel Sahel che comprende Burkina Faso, Ciad, Niger e Mauritania. Il G5 Sahel, come viene chiamato, è supportato da una forza francese di 3000 militari. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha espresso preoccupazione per l’escalation della violenza nella regione, dove le morti civili sono aumentate di quattro volte tra il 2012 e il 2018.