Gli investimenti cinesi in Africa sub-sahariana nell’ambito della Nuova via della seta (Bri) hanno raggiunto i 4,03 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, registrando un aumento del 130% rispetto allo stesso periodo del 2022. Lo rivela un rapporto di The Green Finance&Development Center (Gfdc), think tank collegato all’Università cinese di Fudan.
Il rapporto riporta che la regione ha visto anche un aumento del 69% del valore dei contratti di costruzione di infrastrutture finanziati da prestiti cinesi nei primi sei mesi dell’anno in corso: il valore cumulativo di questi contratti è stato pari a 6,29 miliardi nel primo semestre 2023.
Tre Paesi africani sono anche tra i primi cinque che hanno visto la crescita più forte degli impegni complessivi della Cina, sia sotto forma di investimenti che di contratti di costruzione di infrastrutture nell’ambito della Bri nei primi sei dell’anno. Si tratta di Namibia (+457% ), Eritrea (+359%) e Tanzania (+347%). Durante la prima metà del 2023, gli impegni cinesi hanno riguardato 102 progetti in 45 dei 148 paesi che hanno aderito all’iniziativa lanciata da Pechino nell’autunno del 2013. Il valore complessivo di questi impegni di Pechino all’estero ha raggiunto 43,3 miliardi di dollari.
Di tutti questi impegni, 24,1 miliardi di dollari sono sotto forma di investimenti contro 16,3 miliardi sotto forma di contratti di costruzione di infrastrutture. La quota degli investimenti rispetto agli impegni complessivi ha quindi superato per la prima volta il 50%.
Il risanamento degli impegni cinesi per regione mostra che l’Africa sub-sahariana è al primo posto in termini di contratti di costruzione con una quota del 38,62%, davanti ai paesi arabi del Nord Africa e del Medio Oriente (31,27%), dell’Asia occidentale (11,22%) ed Europa (2,82%).
Per quanto riguarda gli investimenti, l’Asia orientale detiene il sopravvento con una quota del 43,94%. Seguono il Sud America (22,88%), l’Africa sub-sahariana (16,74%), i paesi arabi del Nord Africa e del Medio Oriente (12,26%), l’Europa (3,07%) e l’Asia occidentale (1,12%). La suddivisione degli impegni per settori mostra che Pechino continua a puntare sulle infrastrutture, in particolare nei settori dell’energia e dei trasporti, anche se altri settori hanno visto incrementi a tripla cifra, come l’agricoltura (+271%), l’immobiliare (+269% ) e minerario (+131%).