È caduto il divieto dei pellegrini musulmani sierraleonesi di recarsi nei luoghi santi dell’Islam. A due anni dallo scoppio della terribile epidemia di ebola, l’Arabia Saudita ha tolto le restrizioni per i musulmani della Sierra Leone. Ottocento di loro potranno raggiungere la Penisola araba per il tradizionale pellegrinaggio (uno dei precetti della fede islamica).
Il comitato organizzatore della Sierra Leone ha annunciato con soddisfazione la disponibilità di Riyad, anche se ha lamentato il numero limitato di posti riservati ai propri fedeli. Il Governo di Freetown aveva infatti chiesto i permessi per tremila pellegrini, ma per mancanza di spazio, le autorità saudite non hanno risposto positivamente.
Al di là della diatriba sui posti disponibili, la notizia è positiva perché dimostra come ormai si sia allentato l’allarme sull’epidemia di ebola. Dal 2014, il virus ha colpito, secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale della Sanità aggiornate a maggio, 28.616 persone causando 11.310 morti. I Paesi più colpiti sono stati la Sierra Leone (14.124 casi, 3956 morti), la Guinea (3.804 casi, 2536 morti) e la Liberia (10.666 casi, 4.806 morti). Contagi sono stati registrati in Mali, Nigeria, Senegal, Spagna, Regno Unito, Italia e Stati Uniti.
Dal gennaio 2016, l’epidemia è stata dichiarata ufficialmente conclusa, ma il virus ha messo in ginocchio i Paesi più colpiti. La Banca mondiale valuta l’ammontare delle perdite del prodotto interno lordo (pil) per questi tre Paesi in 2,2 miliardi di dollari (1,4 miliardi per la Sierra Leone, 535 milioni in Guinea e 240 milioni in Liberia). Nel 2015 questi Paesi hanno ricevuto delle promesse di aiuto per oltre cinque miliardi di dollari, che non saranno certo troppi per risanare queste economie in crisi.
La strada per una ripresa sia sociale che economica è ancora lunga. La decisione dell’Arabia Saudita di ammettere i pellegrini sierraleonesi al pellegrinaggio nei luoghi santi è però un primo passo nella direzione giusta.