di Marco Trovato
È stato il primo campione del mondo africano di dama e uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi. E come tutti i fuoriclasse scomparsi troppo in fretta è diventato un mito. Ma la breve storia di Baba Sy è una favola vera
Il filmato è stato rinvenuto poco tempo fa negli archivi della tivù pubblica olandese: una vecchia bobina finita in fondo a uno scaffale, sopravvissuta al tempo e giunta intatta fino a noi. La pellicola in bianco e nero, un po’ sgranata, mostra una sala stipata di giocatori di dama, bianchi come i tavoli a cui sono seduti. E un uomo in piedi, dalla pelle nera come la sua barba incolta, che scivola con passo felpato tra le file, come un maestro tra gli alunni della sua classe. Si sofferma pochi istanti davanti a ognuno, muove una pedina e passa alla postazione successiva.
Il documento ritrovato
Il video, girato il 28 gennaio 1962 all’Aia, riprende l’impresa passata alla storia di Baba Sy, all’epoca ventisettenne, mentre gioca in simultanea 150 partite contro altrettanti avversari, tra cui alcuni campioni europei. Il giovane Sy non indugia mai quando è il momento di fare una mossa, gli basta uno sguardo alla tavola da gioco per capire cosa fare. Si aggiudica gli incontri l’uno dopo l’altro. Solo l’ultimo sfidante sembra essere in grado di metterlo in difficoltà.
Il cameraman inquadra l’avversario, sicuro di sé, convinto di avere la partita in pugno, che tamburella le dita sul tavolo, mentre Sy riflette pensieroso con una mano poggiata alla fronte. L’esito del match sembra segnato. Ma il giocatore senegalese sfodera un colpo da maestro che ribalta la situazione e gli assicura la vittoria. È uno dei rarissimi filmati – oggi visionabile su YouTube – che documenta una leggenda della storia della dama.
Talento prodigioso
Nato nel 1935 in un povero villaggio, Donaye, sulle rive del fiume Senegal, Baba Sy fu il primo (e finora unico) campione del mondo di dama dell’Africa, ed è considerato uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi. Un fuoriclasse: l’unico capace di spezzare il dominio assoluto in questo sport da parte dei campioni russi (prima sovietici) e olandesi che da sempre si contendono il primato mondiale. Pare che a scovare il talento di Sy fosse stato un maestro di dama francese in visita a Dakar, tale Émile Biscons, quando il Senegal era una colonia di Parigi. «Vidi per caso quel giovane giocare per strada con un gruppo di amici e mi colpì il suo modo di affrontare le partite: mosse veloci, mai calcolate, eppure vincenti, ispirate dall’intuizione. Quel ragazzo era un prodigio, un predestinato, dotato di un’intelligenza straordinaria».
Chi pensa alla dama come un passatempo per bambini è fuori strada. Ci sono accademie di questo sport che si avvalgono della collaborazione dei migliori matematici per mettere a punto le strategie vincenti. «Le più alte facoltà della riflessione sono utilizzate più intensamente e con maggior profitto dal modesto gioco della dama che da tutta l’elaborata futilità degli scacchi», disse lo scrittore Edgar Allan Poe, grande appassionato di dama. Baba Sy non aveva frequentato scuole di dama (aveva concluso a malapena le scuole elementari) e aveva imparato a giocare con dei cugini di Dakar che ben presto si era accorti delle sue eccezionali doti.
La vittoria sfumata
Le sue mosse erano guidate dall’istinto del fuoriclasse. In poco tempo conquistò la fama internazionale aggiudicandosi le competizioni più prestigiose. Nel 1959, l’anno prima dell’indipendenza, Sy riportò a Châtellerault il campionato francese. Nel 1960 si piazzò al secondo posto al campionato del mondo dietro il sovietico Shchegolev. In patria divenne un eroe, incarnando l’orgoglio di un popolo assetato di riscatto. Baby Sy voleva essere il migliore. Tentò nuovamente l’impresa nel 1963 sfidando il campione in carica Iser Kuperman, anch’egli sovietico, un giocatore fenomenale, capace di vincere per ben sette volte il titolo mondiale. Si era creata molta attesa attorno alla sfida.
Alla vigilia dell’incontro, per ragioni non chiare, la federazione sovietica annullò tutto e ordinò a Kuperman di non presentarsi. Si dice che a Mosca temessero una figuraccia: l’eventuale sconfitta del loro campione per mano di un giocatore africano – per giunta proveniente da un Paese non allineato – sarebbe stato uno smacco internazionale, inaccettabile in piena Guerra fredda.
Riconoscimento postumo
Baby Sy, che già accarezzava il sogno di conquistare il più ambito dei trofei, non si riprese più da quella delusione. «Perché non mi danno l’opportunità di mostrare il mio valore?», chiese incredulo ai cronisti accorsi invano per seguire l’evento. Sfumato all’ultimo istante l’appuntamento con la storia, tornò in Senegal un Sy amareggiato. Continuò a giocare a livello internazionale, sempre a livelli altissimi, ma con meno passione e brillantezza. La sua vita sarà stroncata all’età di 33 anni, il 20 agosto 1978, da un incidente stradale a Dakar. Sei anni dopo la sua tragica scomparsa, la Federazione mondiale di dama, riunita in assemblea generale per discutere il ricorso della federazione senegalese sulla controversa sfida mondiale, saltata all’ultimo istante, accertò il comportamento antisportivo dei sovietici e decretò la vittoria a tavolino di Baba Sy, che fu ufficialmente incoronato campione del mondo del 1963.
Per alcuni commentatori si trattò di un risarcimento tardivo e beffardo, per altri un fatto di giustizia, che assegnò al fuoriclasse senegalese un posto indelebile nella storia di questo sport.
Questo articolo è uscito sul numero 4/2022 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.