In Africa, i contagi da Covid-20 stanno aumentando. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, in una ventina di Paesi è stato segnalato una crescita del 20% dei nuovi casi nell’ultimo mese. E, proprio dall’Oms, arriva un allarme: c’è il rischio che con l’arrivo del freddo e delle festività di fine anno salga ulteriormente il numero di pazienti affetti da coronavirus.
Nei mesi scorsi, in Africa, il trend del virus è stato altalenante. Dopo aver segnalato una tendenza al ribasso in estate e una stasi a settembre, si è registrata una crescita dei contagi dall’inizio di ottobre. L’ultimo incremento ha investito soprattutto la regione del Nord Africa dove sta arrivando l’inverno e il freddo. Con l’abbassamento delle temperature il contagio è più facile (come per le normali influenze). Non è un caso che la prima ondata di marzo e aprile sia stata registrata in Africa meridionale che, allora, era nella stagione più rigida.
Ad oggi sono 40.000 le persone che hanno perso la vita per il virus in Africa: è un numero alto in assoluto, ma contenuto se si pensa che stiamo parlando dell’intero continente africano. Mentre scriviamo, i decessi per Covid in Italia hanno superato i 50.000. Il basso impatto della pandemia sul continente potrebbe essere legato a diversi fattori. Come riporta un articolo sulla versione inglese di Wired, l’età media della popolazione africana ha di certo svolto un ruolo protettivo: il 60% degli abitanti del continente, infatti, ha meno di 25 anni (quasi la metà dell’età media italiana). In secondo luogo, una certa dose di protezione deriva probabilmente dall’ampia diffusione di malattie infettive incluse altre infezioni da coronavirus, che potrebbero offrire una sorta di immunità incrociata, indiretta, contro il Sars-CoV-2. In terzo luogo, le alte temperature riducono il tempo trascorso al chiuso aiutando a ridurre i contagi, anche se gli effetti del clima sulla vitalità del nuovo coronavirus non sono ancora chiari.
Il direttore regionale dell’Oms per l’Africa, Matshidiso Moeti, ha però chiesto di vigilare nelle prossime settimane per evitare un’ulteriore ondata che potrebbe travolgere i sistemi sanitari. In particolare, quelli di Kenya, Marocco e Sudafrica dove le infezioni sono in aumento. «Dato che ci avviciniamo al periodo dell’anno in cui le persone trascorrono le vacanze insieme, c’è un rischio maggiore di trasmissione di Covid-19. L’Oms è preoccupato che nuovi casi possano emergere in luoghi che finora non sono stati colpiti», ha dichiarato Moeti.
Negli ultimi 28 giorni, in 19 Paesi si è registrato un aumento di oltre il 20% dei nuovi casi rispetto alle quattro settimane precedenti. Anche se non mancano le note positive. In 17 Stati si è segnalato un calo. Il Ruanda, per esempio, ha chiuso 25 centri per il trattamento del coronavirus a seguito di una riduzione dei positivi. Nel Paese dell’Africa centrale, sono solo sette i centri di trattamento e il ministero della Salute è fiducioso che questi siano sufficienti per gestire i pazienti in condizioni critiche. Di quelli ancora aperti, due si trovano a Kigali – incluso un centro di cura all’interno dell’affollata prigione di Mageragera – quattro nella provincia orientale e meridionale e uno nel nord.
L’Oms sta sollecitando i governi a condurre valutazioni del rischio e a identificare le aree ad alto rischio e, sulla base di queste analisi, adattino le loro misure di salute pubblica di conseguenza. Chiede inoltre l’impegno della comunità per garantire che tutti i cittadini nelle città, distretti e villaggi in tutta l’Africa siano impegnati a combattere il Covid-19.
(Tesfaie Gebremariam)