L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l’epidemia di EBOLA nella Repubblica Democratica del Congo “una emergenza sanitaria pubblica a livello internazionale”. La dichiarazione, uno dei massimi livelli di allarme dell’organismo, è giunta ieri al termine di una riunione di emergenza di esperti dell’Oms dopo i primi casi di Ebola individuato a Goma, città con due milioni di abitanti a ridosso del confine con il Ruanda.
A preoccupare gli esperti è l’espansione geografica dell’epidemia, con i casi che ora coprono un’area di 500 chilometri quadrati. “Nessun paese dovrebbe chiudere i propri confini o porre restrizioni ai viaggi o ai commerci – ha precisato il responsabile del comitato di esperti, Robert Steffen-. Queste misure sono implementate di solito in base alla paura e non hanno basi scientifiche”. La risposta, ha sottolineato il direttore generale Oms Thedros Adhanom Ghebreyesus, è stata ritardata anche dalla mancanza di fondi. “E’ tempo che il mondo prenda coscienza e raddoppi gli sforzi – ha affermato -. Dobbiamo lavorare insieme in solidarietà con il Congo per mettere fine all’epidemia e costruire un sistema sanitario migliore. Un lavoro straordinario e’ stato fatto per quasi un anno nelle circostanze più difficili. Dobbiamo a questi operatori un contributo maggiore”.
Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute congolese, nel paese vi sono stati 2.512 casi di ebola (2.418 confermati e 94 probabili) con 1.676 morti. A Goma, dove un primo caso è stato individuato domenica e deceduto martedì sulla strada per Butembo, sono ormai 22 le persone che potrebbero essere state contagiate.
Steffen, ha voluto inoltre sottolineare che l’epidemia rappresenta una minaccia regionale, non a livello globale. L’Oms ha esortato i paesi confinanti a coordinarsi per la prevenzione del rischio di epidemia e “migliorare la capacità di individuare e gestire” possibili casi della malattia. Vengono però escluse restrizioni sugli spostamenti. “Nessun paese deve chiudere le frontiere o porre restrizioni ai viaggi e al commercio”, precisa l’Oms.
Anche l’Unicef ieri ha lanciato un’allerta per la tragedia che sta colpendo in particolar modo i bambini: in Congo, 750 bambini sono stati colpiti dal virus Ebola (31% dei casi) ed il 40% ha meno di 5 anni. Questa epidemia, ha avvertito Marixie Mercado, portavoce dell’Unicef al Palazzo delle Nazioni a Ginevra, “sta contagiando un maggior numero di bambini rispetto alle precedenti. Al 7 luglio, si erano verificati 750 contagi fra i bambini. Questo numero rappresenta il 31% del totale dei casi, rispetto a circa il 20% nelle epidemie precedenti. I bambini piccoli, con meno di 5 anni, sono particolarmente colpiti e a loro volta stanno contagiando le donne. Fra gli adulti, le donne rappresentano il 57% dei casi”. Mercado ha inoltre sottolineato che il tasso di mortalità della malattia per i bambini con meno di 5 anni e’ del 77%, rispetto al 67% di tutti i gruppi di eta’: “Prevenire i contagi fra i bambini deve essere al centro della risposta all’Ebola”, ha affermato.