Opening Stellenbosch, di Aryan Kaganof

di AFRICA
Opening Stellenbosch, di Aryan Kaganof

dalla nostra inviata al Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, Simona Cella

Opening Stellenbosch, di Aryan KaganofAryan Kaganof, sperimentatore e regista all’avanguardia, racconta in un back stage apparentemente senza filtri, il collettivo Open Stellenbosch che nel 2015 si è mobilitato per spazzare via dal campus della Stellenbosch University gli ultimi evidenti segni di apartheid e di retaggio coloniale. Stellenbosch, dopo Cape Town il più antico insediamento europeo, è celebrata come città del vino ma si porta dietro una storia di schiavitu ed è stata a tutti gli effetti incubatrice della ideologia dell’apartheid.

Realizzato durante una residenza d’artista allo Stellenbosch Institute for Advanced Study il film è diviso in tre capitoli. The White Allies interroga il ruolo degli “alleati” bianchi nella lotta dei neri. In Priviliged Spaces gli studenti del collettivo definiscono l’Università come spazio alieno mentre l’ultima parte intersectional fam indaga il movimento femminista del campus. Immagini fortemente simboliche come la rimozione della statua di Cecil Rhodes, lo slogan I can’t breath che irrompe durante una lezione o le marce ritmate da canti di protesta si alternano ad interviste di studenti neri e bianchi, e a sequenze più sperimentali che mixano in uno stile da video clip immagini della spazzatura che si stratifica nei cestini e i gesti lenti di alcuni spazzini.

Kaganov utilizza la documentazione grezza e la sperimentazione visiva per raccontare un movimento che riflette su un passato doloroso e su un presente che si deve confrontare con concetti che hanno a che fare con territori complessi quali genere, sessualità, razza. Rimane uno spazio geografico, il Sudafrica, dove convivono bianchi, neri, “coloured”, indiani, identità fluide che vengono rinchiuse, come nei questionari di ammissione all’università, in rigide categorie etniche, asservite alla politica delle quote.

Il fallimento della nazione arcobaleno nel film è rappresentata da una stanza riservata alla riflessione degli studenti neri dove le incursioni di studentesse bianche, riapre vecchie ferite.Come in altri film di Kaganof, il mezzo cinematografico è semplicemente una lente d’ingrandimento che non ambisce a spiegare o fare riflettere, ma semplicemente mostra un punto di osservazione. La decisione dello Stellenbosch Institute for Advanced Study di non proiettare il film conferma che il cinema può ancora essere ancora linguaggio distrubante.

In un post del suo blog, Kaganof racconta la pessima accoglienza del suo film Nice to Meet you, please don’t rape me al Fespaco di Ouagadougou del 1995. Mentre il pubblico usciva indignato dal cinema John Akomfrah lo rassicurava sussurando: “Non ti preoccuopare, gli africani non sono abituati a vedere la verità nei film”. Al contrario di Sembene Ousmane che alla serata di premiazione dopo avergli detto “Questo genere di film non è benvenuto in Africa”, si era girato a stringere le mani a Blaise Campaorè.

Opening Stellenbosch. From Assimilation to Occupation, Sudafrica, 100 min

(Simona Cella)

#OPENingSTELLENBOSCH trailer from African Noise Foundation on Vimeo.

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