Ieri mi sono svegliato a Lusaka, pronto per andare in aeroporto e rientrare a Nairobi. Esco nel grande cortile interno per salutare i bambini e – sorpresa! – vedo che la grande jacaranda ha deciso di iniziare lo spettacolo annuale proprio stamattina: aveva perso tutte le foglie già da parecchie settimane, oggi, col primo sole, è esplosa un una nuvola di fiori blu. Continuerà a fiorire, finché le prime piogge a fine ottobre faranno cadere gli ultimi fiori, e solo allora appariranno le nuove foglie.
Vicino alla jacaranda mi aspettano Martin, Godfrey e Innocent, che hanno voluto farmi un’altra sorpresa prima della mia partenza: hanno in mano la tanto agognata carta d’identità. Nel loro caso hanno dovuto aspettare per dimostrare di avere almeno 18 anni, e vogliono che le legga ad una ad una, perché adesso si chiamano Martin Nkhoma Sesana, Godfrey Kasongo Sesana e Innocent Tembo Sesana. Con tre tipi così la discendenza della famiglia Sesana è assicurata. I tre ragazzi hanno alle spalle delle storie tormentate, solo a Mthunzi si sono stabilizzati ed hanno costruito una loro identità. Non sono diventati stinchi di santi, semplicemente dei ragazzi semplici, pieni di sogni e felici di essere al mondo come tanti altri. Avevamo pensato che forse un’adozione formale avrebbe potuto dar loro un senso di appartenenza più solido, ma poi eravamo rimasti frenati dai possibili costi. Loro hanno risolto brillantemente la situazione: quando un operatore sociale di Mthunzi li ha presentati all’anagrafe, garantendo che sono cresciuti con noi negli ultimi cinque anni, al momento di dichiarare il loro nome, seri seri, hanno aggiunto Sesana ai nomi di origine abbastanza incerta che già avevano. Senza batter ciglio l’ufficiale ha fedelmente registrato i nomi sui documenti.
“Padre”. Quasi sempre è un appellativo che si dà, e nel mio caso si riceve, per abitudine. Raramente essere chiamati “padre” diventa un dono cosi prezioso e impegnativo.
Sabato sera durante la messa avevo ricordato che papa Francesco pubblicherà presto una nuova enciclica intitolata Fratelli tutti che dovrà diventare un testo da conoscere bene per tutti i membri della comunità a per i nostri giovani. Koinonia, fraternità, insieme, comunità, solidarietà, pace, giustizia, corresponsabilità sono parole che tornano sempre nei nostri discorsi e nelle nostre visioni e Francesco ci aiuterà a capirle meglio. Poi, dopo cena, i ragazzi, con uno spettacolo di acrobatica che ha coinvolto anche alcune delle figlie piccole dei membri della comunità, hanno dato un esempio di cooperazione, coinvolgimento, fraternità molto più efficace del mio fervorino.
La vita, a Mthunzi e in tutta Lusaka, si è adattata al coronavirus. I numeri in termini di morti (295) dall’inizio dell’epidemia sono molto ridotti. Obbligo di mascherina osservato in strada e nei luoghi pubblici, acqua e sapone per lavarsi le mani ovunque, distanziamento fisico un po’ meno osservato. A Mthunzi i ragazzi delle classi 9ª e 12ª continuano regolarmente a frequentare le lezioni nella vicina St. Columba?s Secondary School. La “curva” si sta appiattendo e non è escluso che prima della fine di questo mese riaprano anche tutte le altre classi.
Nelle ultime due settimane ho scritto poche righe al giorno – mentre mi preparavo per le messe e gli incontri con i diversi gruppi, e inframmezzate ad attività apparentemente meno spirituali come insegnare a preparare i chapati keniani, come moltiplicare una pianta di rosmarino facendone talee, supervisionare la piantumazione di altri 50 avocado – del testo che accompagnerà il calendario fotografico di Amani 2021 dedicato proprio a Mthunzi con le straordinarie fotografie di Lorenzo Cicconi Massi. Vi invito a metterlo nella lista dei regali di Natale da fare agli amici più cari.
Padre Renato Kizito Sesana è un missionario che vive tra Nairobi (Kenya) e Lusaka (Zambia), città dove ha avviato case di accoglienza per bambini e bambine di strada (si chiamano Kivuli, Tone la Maji, Mthunzi…) e molte altre iniziative principalmente rivolte ai giovani, rendendoli protagonisti (come la comunità Koinonia). È cofondatore della onlus Amani, che dall’Italia sostiene la sua opera. Da giornalista, ha sempre avuto una viva attenzione alla comunicazione, dapprima come direttore di Nigrizia, quindi fondando a Nairobi la rivista New People e rendendosi presente sui mezzi di comunicazione keniani e internazionali.