I bambini sono sempre una luce. Vorrei potervi mostrare due foto di Sammy, ma non si può fare, le regole non lo permettono, giustamente. Ne ho una di quando arrivò a Ndugu: si vede un bambino di una decina d’anni dallo sguardo triste, arrogante e impaurito allo stesso tempo, scalzo, un paio di calzoni stracciati, una maglietta che una volta era dei colori della Roma trovata chissà dove.
Ne ho un’altra fatta ieri pomeriggio quando sono andato a Tone la Maji per vedere la sistemazione dei nuovi arrivati. Ero un po’ stanco, e probabilmente si vedeva. Sammy appena mi ha visto mi è venuto incontro correndo a braccia allargate per abbracciarmi. Ho teatralmente rifiutato l’abbraccio, gridando: «No, no, coronavirus!». Sammy mi ha scansato e si è buttato sul prato, rotolandosi e ridendo. L’immagine della felicità. Poi mi ha detto: «Padre, qui tutto è così bello! Grazie!». Lo guardavo e vedevo un bambino che non ha nulla, solo quello che indossa adesso, nient’altro. Niente. Sammy non possiede niente di materiale. Non è ciò che ha, è ciò che è, un nodo di relazioni con gli altri. Ciò che possiede è tutto e solo interiore, le ferite del passato e la gioia del presente. Spero che a Tone la Maji abbia una lunga crescita che riporti equilibrio nella sua vita.
[L’immagine di apertura ha scopo puramente illustrativo]
Padre Renato Kizito Sesana è un missionario che vive tra Nairobi (Kenya) e Lusaka (Zambia), città dove ha avviato case di accoglienza per bambini e bambine di strada (si chiamano Kivuli, Tone la Maji, Mthunzi…) e molte altre iniziative principalmente rivolte ai giovani, rendendoli protagonisti (come la comunità Koinonia). È cofondatore della onlus Amani, che dall’Italia sostiene la sua opera. Da giornalista, ha sempre avuto una viva attenzione alla comunicazione, dapprima come direttore di Nigrizia, quindi fondando a Nairobi la rivista New People e rendendosi presente sui mezzi di comunicazione keniani e internazionali.