Le parti in lotta in Libia devono adottare con urgenza l’accordo politico proposto dall’Onu per un governo di unità nazionale per consentire al paese di uscire dal caos e dalla violenza: a formulare l’appello, alla vigilia della scadenza per la firma dell’intesa, sono diversi paesi arabi e occidentali, che invitano i governi di Tripoli e Tobruk ad aprire al dialogo.
“Esortiamo i partecipanti al tavolo negoziale a cogliere questa opportunità per porre fine all’instabilità, adottando l’accordo politico e assicurando la sua piena applicazione, senza introdurre ulteriori modifiche” sottolineano i firmatari dell’appello redatto a Parigi, tra cui figurano Stati Uniti, Unione Europea, Algeria, Marocco, Tunisia, Emirati Arabia, Qatar e Turchia.
Nell’estremo tentativo di porre fine ai continui rilanci e innumerevoli emendamenti a cui i due governi libici hanno sottoposto nell’ultimo mese e mezzo la bozza di accordo, lo scorso 9 ottobre l’inviato Onu Bernardino Leon ha presentato una proposta che prevede Fayez al Serraj alla guida di un esecutivo con 17 ministri e vari consiglieri presidenziali.
La firma dell’intesa tuttavia, è apparsa subito a rischio: già nei giorni scorsi il Congresso nazionale generale (Cng) al potere a Tripoli ma non riconosciuto dalla comunità internazionale, aveva inviato segnali negativi. Sulla stampa libica, il presidente del congresso Abu Sahimin ha condannato il fatto “di essere stato invitato ad andare a New York alla presenza del ministro degli Esteri di Tobruk, sostenuto da un parlamento illegale sciolto dalla Corte costituzionale, e dei ministri degli Esteri di Egitto ed Emirati, paesi che hanno sostenuto un intervento militare in Libia”.
Prima di lui anche il consiglio tribale di Zintan, potente tribù libica ostile a quella di Misurata, si era detto contrario, pur ribadendo il suo sostegno al processo di dialogo. Dal canto suo, il Parlamento di Tobruk, ha rimandato la decisione ponendosi come scadenza ultima la data di domani.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha minacciato di porre sotto sanzioni le personalità che continuino a ostacolare la firma di un accordo per la transizione politica nel paese.
(21/10/2015 Fonte: Misna)
"20 ottobre"
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