Le autorità sudanesi hanno posto totale divieto alle organizzazioni umanitarie di raggiungere le persone bloccate nelle aree del conflitto e le comunità che hanno maggiore necessità di aiuti. Tra queste, in una nota inviata all’Agenzia Fides, il centro operativo di Medici Senza Frontiere (MSF), con sede a Bruxelles ha annunciato di non poter più raggiungere tre aree del Sudan colpite dal conflitto, dove si trovano centinaia di migliaia di persone sfollate che hanno bisogno di assistenza, e di essere quindi costretto a chiudere le proprie attività nel Paese.
Il totale divieto di accedere allo Stato del Blue Nile, la chiusura forzata delle attività nel Darfur orientale, i blocchi e gli ostacoli amministrativi nel Darfur meridionale hanno di fatto reso impossibile per MSF rispondere alle emergenze mediche in queste aree. MSF si è vista negare costantemente l’accesso allo stato sudanese del Blue Nile, dove nell’autunno 2011 è scoppiato un conflitto tra le Forze armate sudanesi (SAF) e l’Esercito di liberazione popolare del Sudan-Nord (SPLA-N). Nonostante i tassi di mortalità nei campi profughi erano più che doppi rispetto alla soglia d’emergenza, dall’inizio del conflitto questo stato è diventato una zona ad accesso limitato, in cui nessun operatore umanitario internazionale ha avuto il permesso di entrare.
Nella città di Shaeria, nel Darfur orientale, MSF gestiva un ospedale e una clinica mobile. Nel dicembre 2012 gli operatori dell’equipe MSF sono stati improvvisamente arrestati e allontanati dall’area. Attualmente sono ancora impossibilitati a lavorare in quell’area. Nel campo sfollati di El Sereif, vicino Nyala, capitale del Darfur meridionale, l’ong gestiva un progetto medico nel campo, ma dopo il nuovo afflusso di sfollati in fuga dalla violenza a marzo e aprile 2014, un’equipe di emergenza supplementare si è vista negare i permessi di viaggio per arrivare al campo.
Le necessità conseguenti la violenza e lo sfollamento delle persone si estendono anche ad altre aree del Sudan. Le statistiche delle Nazioni Unite di fine anno segnalano circa 400 mila nuovi sfollati nella più ampia regione del Darfur nel 2014, per un totale di 2,3 milioni in tutto il Paese e 6,9 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria. Altre sezioni di MSF continuano a lavorare in Sudan, sebbene quella basata a Parigi abbia temporaneamente sospeso le attività nello stato del Kordofan meridionale dopo il bombardamento del proprio ospedale a Frandala il 20 gennaio 2015. – Ap – Fides.org
"darfur"
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