L’ultima monarchia assoluta del continente africano questo fine settimana ha ospitato per la prima volta nella sua storia una manifestazione LGBT. Circa 2000 partecipanti e supporters hanno sfilato ieri nella capitale Mbabane uniti nello slogan “turn hate into love”.
Una grande sfida per gli organizzatori, dato il contesto ostile in cui si svolge l’evento in un paese dalla cultura ancora molto conservatrice come lo Swaziland, da poco rinominato eSwatini dal re Mswati III (al trono dal 1986).
La scorsa settimana il giornale swazi Sunday Observer ha dedicato una pagina intera all’argomento accusando gli organizzatori di promuovere la “pedofilia e la bestialità” e chiesto di “cancellare il gay pride fino a quando il popolo swazi non avrà deciso di scegliere di comportarsi in questo modo innaturale”.
“Se non ora, quando?” si chiede Melusi Simelane, responsabile della comunicazione del gruppo per i diritti LGBT, Rock of Hope, che ha promosso l’evento a Mbabane, “il momento giusto non arriverà mai. Si tratta di essere abbastanza coraggiosi. Quindi abbiamo deciso che se nessuno ha intenzione di farlo, lo faremo noi”, conclude di fronte ai microfoni della BBC.
Nella piccola nazione formata da poco più di 1.1 milione di abitanti, la comunità LGBT vive in condizioni di censura ed esclusione sociale. Il re Mswati III in passatoha apertamente chiamato l’omosessualità “satanica”.