In Libia è stato sferrato l’attacco più sanguinoso dalla rivolta contro Gheddafi nel 2011. Ha fatto oltre 50 morti l’esplosione di un camion provocata da un kamikaze contro un centro di formazione per poliziotti al cui interno si trovavano circa 300 persone, a Zliten, nell’ovest del Paese, 170 chilometri da Tripoli. La città è controllata dalle milizie Fajr Libia, quelle che si sono installate nella capitale.
L’attacco – che ha provocato anche oltre più di cento feriti – non è stato rivendicato. Il Paese è in preda al caos e alla contrapposizione fra milizie formate da ex ribelli, con un governo a Tobruk riconosciuto a livello internazionale, e un altro a Tripoli. Condannando l’attentato, Unione Europea,Italia e Francia hanno di nuovo esortato le autorità rivali ad applicare l’accordo politico firmato a dicembre.
L’Isil tenta di trarre vantaggio da questa situazione e dallo scorso giugno controlla Sirte e punta al petrolio di al-Sidra e di Ras Lanuf. Il Paese dispone delle maggiori riserve d’Africa, circa 48 miliardi di barili. Fra lunedì e martedì le due città petrolifere sono state teatro di scontri fra militanti dello Stato islamico e le guardie degli impianti. Sette cisterne hanno preso fuoco, due incendi sono stati spenti secondo la Compagnia petrolifera nazionale. Giovedì un attacco kamikaze a Ras Lanuf nei pressi di un posto di blocco ha provocato la morte di almeno sette persone, fra le quali dei civili, e il ferimento di 11.
(08/01/2016 Fonte: EuroNews)
"petrolio"
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