Nella caotica Nigeria attraversata dalle violenze del gruppo terrorista Boko Haram nel nord-est, dalle formazioni guerrigliere del Delta del Niger nel sud-est, dalle spinte neo-indipendentiste della regione del Biafra, si aggiunge un nuovo contrasto, quello, insospettabile fino a qualche anno fa, tra sciiti e sunniti. Si tratta di una “importazione” di quelle che sono le logiche mediorientali che sempre più vengono trasferite in Africa dagli interessi delle ricchissime, finanziariamente, Monarchie del Golfo. In questo caso si tratta del contrasto tra la sunnita Arabia Saudita e gli sciiti dell’Iran con il loro alleato Qatar.
I fatti: ci sono stati scontri nella capitale Abuja tra forze di sicurezza nigeriane e manifestanti che chiedevano la scarcerazione del leader della comunità sciita Ibrahim Zakzaky, detenuto insieme a sua moglie da oltre due anni con l’accusa di aver complottato per assassinare il capo delle forze armate.
Il contrasto ha avuto origine nel dicembre del 2015 a Zaria (vedi foto) dopo che l’esercito annunciò di aver scoperto un complotto per uccidere il capo delle forze armate, Tukur Buratai, nominato dal presidente Muhammadu Buhari per coordinare le operazioni di contrasto al gruppo jihadista Boko haram. I militari individuarono nel leader della comunità sciita, l’imam Ibrahim Zakzaky, il principale responsabile del complotto.
Quando venne arrestato scoppiò una violenta dei militanti del Movimento islamico ai quali seguirono scontri durante i quali rimase ucciso, tra gli altri,il figlio di Zakzaky. Le violenze andarono avanti per giorni e trasformarono la città di Zaria in un campo di battaglia.
L’esercito decise di demolire il principale santuario sciita della città e l’abitazione dell’imam, alimentando ancora di più la tensione nell’area. Secondo quanto denunciò poi l’organizzazione non governativa Human Rights Watch l’esercito nigeriano seppellì in fosse comuni almeno 300 musulmani sciiti dopo averli uccisi in un attacco
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)