Pannelli solari e turbine eoliche nel deserto…per renderlo più verde

di Raffaele Masto

Un articolo pubblicato da alcuni studiosi del Maryland e dell’Illinois sulla prestigiosa rivista scientifica Science afferma che l’installazione di grandi impianti a energia eolica e solare su una parte del deserto del Sahara potrebbe aumentare precipitazioni locali, e dunque diminuire l’effetto dei cambiamenti climatici, oltre a produrre energia elettrica per il pianeta.

Il loro studio ipotizza l’installazione di tre milioni di turbine eoliche e pannelli solari, sul 20% della superficie del deserto, pari a nove milioni di chilometri quadrati.

Poiché le turbine eoliche ei pannelli solari cambierebbero la temperatura sul terreno e influenzerebbero il flusso d’aria, gli autori dello studio ritengono che pioverebbe di più nel Sahara. Secondo i loro calcoli, le precipitazioni aumenterebbero da 0,24 a 0,59 mm al giorno. Un effetto che sarebbe più pronunciato nella regione semi-arida del Sahel.

Questo sarebbe sufficiente per avere un importante impatto ecologico, ambientale e sociale. Un aumento delle piogge sul bordo meridionale del Sahara farebbe crescere più piante, che permetterebbero poi a più animali di nutrirsi.

I ricercatori spiegano che le turbine eoliche spingono giù l’aria calda e possono aumentare la temperatura sul terreno durante la notte. Le turbine eoliche, per la loro struttura fisica, riducono anche la velocità del vento. Tutto ciò modifica le complesse interazioni tra la terra e l’aria. L’effetto è simile a quello dei pannelli solari. Poiché sono più scuri della sabbia, meno energia solare viene riflessa verso il cielo, il che aumenta la temperatura sul terreno.

Non è la prima volta che studiosi e ricercatori ipotizzano di sfruttare il sole e il vento del deserto del Sahara ma questo è il primo studio a ipotizzare scientificamente l’impatto sulla vegetazione. Ed è anche la prima volta che si calcola “quanto deserto” deserto sarebbe necessario per fare aumentare le precipitazioni. Decisamente tanto, forse troppo anche perché non si può non tenere conto che il “deserto” non è deserto. Ci passano popolazioni, è attraversato da rotte invisibili e da linee virtuali che i nomadi di quelle regioni conoscono benissimo. Cosa direbbero di fronte ad una immensa distesa di pannelli di vetro verde scuro e gigantesche eliche bianche piantate nella sabbia?

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