Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Molti Presidenti africani (a parole) si dicono democratici e poi, appena possono, si smentiscono. E, così, siamo di fronte all’ennesimo caso di un Capo di Stato che cerca di ricandidarsi per il terzo mandato, nonostante la Costituzione del suo Paese formalmente glielo impedisca. Questa volta siamo in Ruanda. Proprio ieri centinaia di sostenitori del Presidente Paul Kagame si sono ritrovati davanti al parlamento di Kigali per consegnare petizioni che chiedono l’abolizione del limite dei due mandati presidenziali.
Il limite è previsto dall’articolo 101 della Carta fondamentale: una norma che potrebbe essere modificata solo tramite referendum. Kagame, il cui secondo settennato alla guida del paese terminerà nel 2017, non si è ancora espresso in merito, ma è opinione diffusa che possa cercare di ricandidarsi. I suoi avversari lo accusano di numerosi abusi dei diritti umani e, in sostanza, di aver instaurato una sorta di «dittatura mascherata».
I firmatari della petizione che vuole mantenerlo al potere citano però i risultati economici e di sviluppo ottenuti in questi anni come ragioni per consentire al presidente di ripresentarsi. I commentatori locali, tuttavia, parlano di oltre un milione e mezzo di persone (su una popolazione di poco inferiore ai 12). Il tema sarà discusso nella prossima in Parlamento.
Il vizietto dei Presidenti è duro a morire. Solo negli ultimi mesi si sono verificati altri due casi eclatanti. Quello del Togo, dove Faure Gnassingbé si è ricandidato ed è stato eletto per la terza volta. Faure, tra l’altro, è figlio di Eyadema, morto nel 2005, uno dei presidenti più longevi della storia africana. E quello del Burundi, dove la ricandidatura per un terzo mandato di Pierre Nkurunziza ha scatenato manifestazioni di piazza e ha provocato addirittura un tentativo di golpe.
A questi casi recenti vanno poi aggiunti i dinosauri della politica africana: Robert Mugabe in Zimbabwe, Paul Biya in Camerun, Teodoro Obiang Nguema in Guinea Equatoriale. Solo alcuni degli esemplari più noti della razza del politico incapace di alzarsi dalla sua poltrona.