di Annamaria Gallone
Un docu-reportage estremamente interessante sarà presentato in occasione di “100 Afriche”, tre giorni di festa a Milano (17, 18, 19 giugno) per celebrare il centenario della Rivista Africa. Alle ore h.22 del giorno 17 giugno presso il Centro Internazionale di Quartiere, in via Fabio Massimo 19 potrete vedere AMERICA NON C’È, di Davide Marchesi, un autore che ha seguito “un percorso di ricerca sulle politiche di immigrazione e integrazione europee e italiane cominciato nel 2015”.
Il film che vedrete è una sorta di figlio del lavoro precedente del regista, 113 / 2018, un documentario che, “partendo dall’approvazione del Decreto Sicurezza, esplora visivamente alcune esperienze comuni, altre più specifiche, legate all’immaginario della migrazione africana in Italia.”
Insieme a me, a presentarvelo ci saranno i protagonisti Freddy, Cobra, Samba, Yaka, Bato, Pascaline, Geneviève, Nesi e Desiré, le cui vicissitudini restituiscono uno spaccato delle esperienze attraverso cui possono passare i ragazzi afrodiscendenti in Italia, la loro percezione del razzismo e della società intorno a loro.
Tutto è cominciato da una fotografia pubblicata sul quotidiano Repubblica nella quale il fotografo ha colto l’immagine di un ragazzo africano che sventolava una bandiera dopo essere salito su un autobus a Milano durante la manifestazione del il 17 giugno 2020, BLM (Black Lives Matter (BLM, letteralmente “Le Vite Nere Contano”), la protesta che ha infiammato gli Stati Uniti in nome di George Floyd).
Il ragazzo era Freddy, co autore del film, che ha coinvolto i suoi amici: ne è risultato un film autentico, sincero, che racconta momenti della quotidianità dei protagonisti. Storie piene di delusioni e di successi, di intimità e di energia, di sensualità e fisicità, di bellezza e speranze. Dice il regista: “È diventato un film su di loro come gruppo, sulla loro amicizia, sullo spazio che hanno trovato e creato, dove non c’è giudizio o discriminazione.”
Alcuni dei processi sociali e politici che vengono toccati nelle interviste presenti nel documentario sono molto complessi ed è difficile affrontarli in modo esaustivo in un prodotto di questo tipo, ma i ragazzi vi sedurranno con la loro autenticità, regalandovi momenti bellissimi, commoventi e divertenti al tempo stesso. (Il tutto con uno spiccato accento lombardo!) Come nella sequenza bellissima anche dal punto estetico delle due ragazze che ci parlano della tradizione delle treccine o quando Freddy ci presenta la sua numerosa famiglia e confessa di voler continuare a fare il modello, anche se i suoi non sono d’accordo, perché “bisogna credere in quel che si fa e tenere duro”. E continua: “questo documentario ci ha dato la possibilità, a me e i miei amici, di poter affrontare un argomento che ci sta molto a cuore. Non è sempre stato facile esporre certe esperienze, soprattutto perché così personali e allo stesso tempo delicate da affrontare e da vivere. È stato un onore, una soddisfazione e una gioia poter raccontare le nostre storie, in quanto saranno sicuramente d’aiuto per altre persone afroitaliane in Italia, per poter affrontare la vita e le disuguaglianze in modo consapevole e superiore. Quando si incontra un nero al parco, non ha senso pensare che sia necessariamente uno spacciatore, un ladro o uno stupratore. Spero fortemente che questo documentario possa anche aprire gli occhi alle persone che invece queste cose non le vivono sulla propria pelle, comprendendo che siamo tutti uguali”.