L’attacco a Nairobi dei miliziani al Shabaab dimostra che il Kenya è uno degli obiettivi privilegiati di questa formazione Jihadista che ha reso insicura una buona parte della costa orientale africana, a partire ovviamente dalla Somalia e scendendo lungo tutta la costa del Kenya, soprattutto nelle regioni del nord, nella zona di Malindi, dove è stata rapita la giovane italiana Silvia Romano. Di fatto la parte di costa insicura si estende fino al confine tra Tanzania e Mozambico dato che in quest’ultimo paese opera una formazione che probabilmente non ha nulla a che fare con al Shabaab, ma porta lo stesso nome.
I miliziani al Shabaab sono nati in Somalia quando in questo paese comandavano le Corti Islamiche. Erano la loro emanazione. Infatti la parola Shabaab significa i “giovani”, i “ragazzi” che avrebbero dovuto controllare la popolazione e la vita sociale in modo che tutti osservassero i precetti dell’Islam. I miliziani al Shabaab hanno il Kenya tra i loro obiettivi primari perchè quando, alla fine del primo decennio del terzo millennio, la missione internazionale dell’Onu sconfisse le Corti Islamiche il Kenya ebbe una parte preponderante negli attacchi e nello schieramento di forze in termini di carri armati, uomini, aerei.
Quello di Nairobi non è il primo attacco al Kenya. Nel 2013 ci fu il clamoroso attentato al centro commerciale Westgate di Nairobi. Un commando di miliziani lo tenne a ferro e fuoco per ore usando granate, armi automatiche, esplosivo e kamikaze. Alla fine i morti furono ben 63 e decine i feriti.
Nel 2015 al Shabaab attacco con un nutrito commando di guerriglieri l’Università di Garissa, nel nord. Lo fece al mattino presto quando le lezioni stavano per cominciare. Furono uccise 150 persone, una strage compiuta con efferatezza: furono scelti gli studenti cristiani e la selezione venne fatta sulla base della conoscenza del Corano. Chi non era in grado di pregare e di recitare alcune “sure” del Libro Sacro fu massacrato. Molti furono decapitati e trascinati lungo i corridoi della università.
Ovviamente questi sono gli attacchi più clamorosi, ma ce ne sono stati molti altri con meno morti, oltre ad operazioni per procurarsi finanziamenti. Una delle principali basi dei miliziani è il campo profughi di Dadab, al confine con la Somalia. Di fatto la terza “città” del Kenya per numero di “abitanti” dato che vi trovano rifugio tra le trecentomila e i cinquecentomila rifugiati somali.
Per sottolineare il fatto che il Kenya è un paese odiato dagli Shabaab bisogna tenere presente che la scelta della data del 15 gennaio per l’attacco a Nairobi può non essere casuale. Il 15 gennaio è una specie di anniversario per i miliziani al Shabaab. Nello stesso giorno del 2016 ci fu una battaglia campale tra Somalia e Kenya nella quale i miliziani sconfissero un intero battaglione keniano facendo oltre cento morti.
Infine bisogna tenere presente che al Shabaab è una formazione jihadista che è rimasta fedele al cartello di Al Qaeda e non ha mai voluto seguire quello invece dello Stato Islamico, anche quando quest’ultimo cartello andava per la maggiore e sembrava avere oscurato quello di Al Qaeda e del suo fondatore Bin Laden.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)