L’Etiopia ha sorpreso gli osservatori internazionali: ha annunciato che accetterà completamente i termini dell’accordo di pace firmato con l’Etiopia nel 2000. Fino a questo momento il paese non aveva mai acconsentito a riconoscere i confini con l’Eritrea tracciati dalla commissione internazionale Onu. Di fatto lo stato di belligeranza non era mai terminato.
La contesa tra i due paesi infatti è aperta dal duemila quandò terminò la guerra di frontiera inziata nel 1998 e terminata con il cessate il fuoco di Algeri e diverse decine di migliaia di morti. Una guerra tra le più cruente e sanguinose del novecento perché si combattè ad oltre duemila metri di quota e fu una guerra di trincea come quelle dei primi anni del secolo. Terminò con un cessate il fuoco che è rimasto tale fino ad oggi e non è mai stato trasformato in una pace. Proprio per questo le pietraie intorno alla cittadina contesa di Badme, ad oltre duemila metri di quota sono ancora pesantemente militarizzate e la cittadina è occupata dall’esercito etiopico che ora dovrà ritirare le sue truppe.
Insomma dopo vent’anni di conflitto è arrivata la Pace. Cosa ha spinto Addis Abeba a prendere questa decisione? In Etiopia di cose ne sono successe da allora. Innanzi tutto nel 2012 è morto Meles Zenawi, il leader che aveva deciso di non riconoscere i confini internazionali e di mantenere lo stato di guerra. Poi in Etiopia, paese tra i più dinamici economicamente di tutta l’Africa ma nel quale i membri del parlamento appartengono tutti alla coalizione di partiti al potere, sono scoppiate le proteste della etnia maggioritaria degli Oromo che è sempre stata mantenuta fuori dal potere, si è dimesso Dessalegn, il premier che aveva sostituito Zenawi, ufficialmente per favorire una trattativa con gli oppositori.
Contemporaneamente alla decisione sull’Eritrea, l’Etiopia, proprio in queste ore, ha anche annunciato la parziale apertura delle aziende statali agli investimenti privati. Insomma forse ad Addis Abeba si sta operando per una svolta radicale rispetto al passato.
Dall’Eritrea per ora non ci sono commenti. La guerra aveva consentito al presidente Afworki di mantenere il paese militarizzato, di spendere enormi somme in armamenti, di fare un gioco spregiudicato di alleanze nella regione e di non applicare mai la costituzione. Ora anche in Eritrea dovrà cambiare qualcosa.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)