Piano Senegal 2050, obiettivi e prime reazioni

di claudia
Bassirou Diomaye Faye

Il programma di sviluppo ”Senegal 2050” è un’iniziativa collettiva che va ”oltre le divisioni politiche”, ha sottolineato il presidente della Repubblica, Bassirou Diomaye Faye, presentandola come ”la nostra bussola” e ”il frutto di un lavoro collettivo di riflessione, ancorata alle nostre realtà”. “Si tratta di un progetto collettivo che, al di là delle divisioni politiche, richiede l’impegno di ciascuno di noi”, ha dichiarato Faye in una nota introduttiva al documento intitolato “Senegal 2050: agenda di trasformazione nazionale” e presentato ieri al pubblico. Sostituisce il Piano Senegal emergente della precedente amministrazione,

La “sovranità” attesa da questo programma “potrà essere completa solo se disponiamo dei mezzi per la nostra autonomia economica, energetica, alimentare, ma anche sociale e culturale”, ha sottolineato il capo dello Stato.

Il piano promette che le disuguaglianze sociali saranno notevolmente livellate: “nel 2050, l’indice Gini, che misura le disuguaglianze di reddito della popolazione, vedrà la situazione del Senegal passare dal 92esimo posto occupato nel 2023 (su 169 paesi misurati nel mondo) al 10esimo tra i Paesi più egualitari del mondo”, si legge nel documento presentato al centro congressi Abdou Diouf di Diamniadio.

Secondo il nuovo benchmark, il Senegal raggiungerà questo risultato aumentando considerevolmente il reddito dei lavoratori e degli imprenditori nelle zone rurali, in particolare agricoltori, allevatori, acquacoltori, grazie alla diversificazione delle loro fonti di reddito e all’aumento della produttività della loro attività. Aggiunge che il tasso di povertà sarà notevolmente ridotto, da un livello del 37% della popolazione nel 2023 al 15% nel 2050.

“I senegalesi beneficeranno della stessa qualità dell’istruzione, della sanità, dell’accesso all’elettricità, dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari e di alloggi dignitosi, sia che vivano in città o in un ambiente rurale, al nord come al sud, e dall’ovest verso est”, si legge nell’Agenda Nazionale di Trasformazione del Senegal presentata alla presenza di numerosi membri del governo, membri del corpo diplomatico con sede a Dakar e del settore privato, nonché attori politici, della società civile e leader religiosi.

Lo Stato vuole anche ridurre le disuguaglianze territoriali entro il 2050 con lo sviluppo di centri economici, che si allontaneranno gradualmente dalla macrocefalia della regione di Dakar, che da diversi decenni concentra le opportunità occupazionali del Paese.

”Nel 2050, ogni giovane senegalese, indipendentemente dal suo luogo di nascita sul territorio nazionale, avrà lo stesso accesso ai servizi per le pari opportunità, che gli permetteranno di prosperare”, si legge nel documento di riferimento sulle politiche pubbliche in Senegal.

All’indomani della presentazione del piano, giungono i primi commenti e le prime reazioni. Thierno Alassane Sall, esponente di opposizione, ritiene che l’agenda sia disconnessa dalla realtà: “Non si propone nulla per alleviare immediatamente le famiglie senegalesi che faticano ad arrivare a fine mese. Nessun piano chiaro per regolamentare i prezzi, allentare la pressione fiscale o offrire aiuti diretti alle famiglie (…) Un’altra zona grigia è la questione dei finanziamenti. I progetti menzionati richiedono investimenti colossali, ma il documento non dice come verranno finanziati”.

Intervistato da Rfi sulla campagna elettorale per le elezioni parlamentari, l’avvocato Amadou Sall, della coalizione dell’ex presidente Macky Sall, afferma che per questo piano il Pastef (il partito al potere) si è rivolto a uno studio privato di consulenza. “Per anni il Pastef ci ha detto che aveva un progetto, aveva addirittura pubblicato un libro intitolato ‘La soluzione’ , ma ora si scopre che si sono rivolti a uno studio privato per redigere questo piano”, ha dichiarato Sall.

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