A piccoli passi, ma sempre più rapidi, l’Africa sta entrando nell’industria spaziale globale.
Proviene inaspettatamente dal Burkina Faso l’ultimo sviluppo africano in ordine cronologico: l’apertura, il 27 agosto, della prima stazione terrestre di controllo di satelliti. Ubicata presso l’università Norbert Zongo di Koudougou, la stazione è frutto di un progetto guidato dal professor Frederic Ouattara, vincitore nel dicembre 2018 a Washington di un premio d’eccellenza africana nella ricerca delle scienze dello spazio. Orgoglioso di questo passo avanti nel progetto Burkina Sat1 , il professor Ouattara è convinto che la nazione saheliana riuscirà ad avere un proprio satellite in orbita in un tempo non tanto lontano. Agli scettici che criticano il costo esorbitante di un progetto del genere in uno dei Paesi più poveri al mondo, lo scienziato risponde che i benefici avranno un valore ben più grande dei costi, e cita le applicazioni dei dati satellitari a favore dell’agricoltura, della meteorologia, della lotta ai cambiamenti climatici, o ancora della medicina per la prevenzione delle malattie. Il sogno dell’astrofisico burkinabè è quello di far diventare Koudougou, a 100 chilometri a ovest da Ouagadougou, la città spaziale nazionale.
Sempre ad agosto, l’Agenzia nazionale nigeriana per la ricerca e lo sviluppo spaziale (Nasrda) ha firmato un accordo di cooperazione con l’Agenzia spaziale indiana. L’intesa prevede una collaborazione per rafforzare le capacità della Nigeria nell’ambito della ricerca e dello sviluppo, dei micro e mini satelliti, dell’esplorazione planetaria, delle stazioni a terra, della comunicazione, della navigazione. Tali sviluppi verranno usati per l’agricoltura, l’ambiente, la protezione delle foreste, lo sviluppo minerario e la connettività. La Nigeria è infatti uno dei Paesi africani leader nel settore spaziale, soprattutto in termini di satelliti, dietro l’Egitto, il Sudafrica e l’Algeria.
Sono passati 21 anni dal lancio del primo satellite dell’Africa sub-sahariana, SunSat-1, un micro satellite sviluppato dagli studenti della Stellenbosch University in Sufadrica. L’anno precedente, l’Egitto aveva lanciato il NileSat-1, un satellite di comunicazioni, il primo in assoluto di proprietà africana. Nonostante le difficoltà del 2020, costretto a tagli di spesa, a paralisi logistiche e produttive a causa del coronavirus, sembrano rimasti in piedi i progetti a medio e lungo termine nel comparto spaziale africano. È inoltre un’esperta africana, la sudafricana Pontsho Maruping, a guidare il comitato scientifico e tecnico della Commissione delle Nazioni Unite sull’uso pacifico dello spazio extra-atmosferico (Copuos)
Dall’African Space Industry Annual Report 2020 si apprende che l’anno 2019 ha visto il continente africano spendere 717 milioni di dollari, la somma più elevata mai spesa in Africa, in progetti relativi ai satelliti. Sono stati otto, l’anno scorso, i satelliti messi in orbita da cinque Paesi africani. Complessivamente, il 2019 ha registrato un record nello spazio di 41 satelliti africani, per undici Paesi. Gli esperti stimano che entro il 2024, almeno 19 nazioni africane avranno lanciato un satellite nello spazio; saranno allora circa 110 i dispositivi africani in orbita attorno alla Terra. Secondo l’ambasciatore sudafricano presso le Nazioni Unite, «la domanda africana in termini di prodotti e di servizi spaziali è la più alta rispetto al resto del mondo e le economie del continente si legano sempre di più alle attività connesse allo spazio ». Un’Agenzia spaziale africana, sotto l’ombrello dell’Unione Africana, è in fase di costituzione e dovrebbe avere sede in Egitto, tra qualche anno.
A proposito dell’iniziativa, l’ingegnere burkinabè Sekou Ouedraogo, capo progetto aeronautico presso il costruttore francese Safran Aircraft Engines, ha scritto un libro, intitolato L’Agenzia spaziale africana, vettore di sviluppo. L’autore sostiene che la corsa verso lo spazio non è solo legata al bisogno di riconoscimento internazionale, ma è un valido strumento per trovare soluzioni a problematiche dell’Africa, come l’insicurezza alimentare, la lotta alla desertificazione, alle inondazioni, la sorveglianza della sicurezza interna o internazionale, le malattie grazie alla telemedicina, la mancanza d’istruzione grazie alla scuola telematica, la gestione dei mezzi di trasporto, o ancora la localizzazione delle risorse. «La creazione di un’agenzia spaziale africana – dice Ouedraogo – può sembrare un’utopia, se la consideriamo con gli occhi da occidentali. Oggi gli africani non hanno né i mezzi finanziari, né lo sviluppo tecnologico sufficiente per un’agenzia paragonabile a quelle esistenti in Europa, negli Stati Uniti o in Russia. L’Agenzia africana avrà l’obiettivo di riunire le risorse spaziali del continente e di mettere a disposizione dei popoli le applicazioni satellitari a partire dai satelliti dei Paesi membri o terzi. Dovrà essere un ente di formazione per le future élite africane e un istituto di ricerca per creare e saper usare le applicazioni a beneficio dello sviluppo».
(Céline Camoin)