La sua prima sfilata di moda risale al 2013. La location era il circolo di Montecitorio a Roma e fu un successo: riuscì a vendere praticamente tutti i capi portati in passerella. Pinda Kida, origini maliane e passaporto italiano, un piede in Africa e l’altro in Europa, aveva appena 24 anni e non sapeva ancora di essere ammalata di sclerosi multipla. Quando arrivò la diagnosi, dopo un lungo momento di smarrimento decise che non c’era tempo da perdere: doveva impegnarsi ancora di più per realizzare i suoi progetti.
Poco dopo lancia il suo brand P.Key Collection e comincia a collaborare con l’Aism di Roma, mescolando creatività e impegno sociale. Presta il suo volto e il suo talento alla causa, facendo tutto ciò che può per sensibilizzare le persone, raccogliere fondi e sostenere gli ammalati.
«Imparare a convivere con la malattia, scendere a patti con lei, accettare anche i suoi capricci è la chiave per andare avanti». I suoi modelli mescolano stoffe africane e linee occidentali e sono pensati, come lei stessa ci ha detto, «per donne di tutte le età, che amano i colori e, in tutti i sensi, non hanno paura della mixité».
Nel febbraio 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia, ha presentato la sua ultima collezione, Pinda for Griot: tutta in bazin di cotone, un tessuto lucido che in Africa occidentale è riservato ai vestiti più eleganti, e ispirata a Joker, il pagliaccio assassino. Alle sue modelle chiede di sfilare sorridendo. «So che le linee guida della passerella perfetta vorrebbero altro, ma io non vedo perché un sorriso non si possa abbinare alla professionalità».
Non ha ancora un punto vendita ma si sta attrezzando per potenziare l’e-commerce. Tramite Facebook è possibile comunque contattarla e ammirare tutte le sue creazioni (Pkey-collection). La storia della stilista è raccontata anche in un libro intitolato Una farfalla di nome Pinda e realizzato con la fotografa Adriana Miani.
(Stefania Ragusa)