Illuminano la vita di un africano su due, ma le lampade a cherosene non sono la soluzione definitiva al deficit di energia e di luce del continente. Il combustibile, acquistato spesso sul mercato nero, costa sempre di più e le sue emissioni provocano danni seri ai polmoni. Ma ci si interroga anche su un futuro a led
di Mariachiara Boldrini – foto di Pascal Maitre / Luz
Leggere quando il sole tramonta è una piccola impresa e lo sanno bene i 600 milioni di africani che non hanno ancora accesso all’energia elettrica. Quando la luce naturale viene meno l’80% della popolazione a sud del Sahara è infatti costretta a utilizzare vecchie lampade alimentate a cherosene, una miscela liquida di idrocarburi, acquistata spesso sul mercato nero e utilizzata soprattutto come carburante per gli aerei. Nel ranking africano dei maggiori utilizzatori al primo e quarto posto si classificano rispettivamente Egitto e Algeria e al secondo e terzo posto saltano all’occhio le prime economie del continente, Sudafrica e Nigeria. Le problematiche di queste lampade “fai da te” sono però variegate e la bassa qualità dell’illuminazione è solo l’ultima in ordine di importanza.
Il cherosene riesce a illuminare fiocamente le abitazioni, ma non può essere il propulsore energetico dello sviluppo industriale del continente e l’utilizzo di lampade che sfruttano meccanismi a combustibile fossile comporta il rischio di incendi domestici. Il cherosene è associato, inoltre, a emissioni di fuliggine che compromettono la funzione polmonare, aumentando la probabilità di contrarre malattie infettive, endemiche nel continente, come la tubercolosi, e accentuando il rischio di ammalarsi di asma e cancro. Secondo la Banca Mondiale, infatti, è da ricercare proprio nell’utilizzo del cherosene a fini domestici la ragione per cui due terzi delle donne malate di cancro nei paesi in via di sviluppo contraggono la malattia senza essere fumatrici. L’anidride carbonica prodotta dalla combustione – si stima 200 grammi all’anno – ha, inoltre, un impatto negativo anche sul clima e lo smaltimento errato delle strutture di metallo delle lampade è spesso fattore di inquinamento ambientale.
Soluzioni a led?
In una prospettiva di transizione energetica e a causa delle conseguenze irreparabili generate dalle emissioni di CO2, i paesi ricchi sono stati per anni riluttanti all’idea di finanziare gasdotti e centrali elettriche che facilitassero lo sfruttamento del gas necessario per l’elettrificazione del continente. La soluzione proposta per sostituire le lampade a cherosene ha interessato quindi l’implementazione di progetti riguardanti fonti di energia alternativa, come il programma Lighting Global della Banca Mondiale, che vuole sostenere la crescita sostenibile del mercato globale dell’illuminazione off-grid.
Le organizzazioni governative e non governative, guidate dalla benedizione finanziaria della comunità internazionale, avrebbero dovuto incentivare la sostituzione degli stoppini imbevuti di cherosene con opzioni meno dannose per la salute e per l’ambiente, come l’illuminazione elettrica alimentata da piccoli sistemi solari domestici, con lampade dotate di batterie a secco e diodi a emissione luminosa (LED). Questo, in teoria. Nella pratica, quella delle batterie a secco è una storia di sviluppo senza alcun supporto istituzionale dall’alto verso il basso.
Ne è un esempio l’impresa sociale kenyota SunnyMoney, che attraverso le reti scolastiche e le attività commerciali locali, invece di donarle, vende le luci a LED, e così facendo crea lavoro per la comunità locale. Le torce a LED non sostituiscono certo la necessità elettrica per scopi produttivi, ma un passo alla volta stanno aiutando l’Africa ad uscire da una condizione di buio perpetuo ed oggi, quello africano, è tra i principali mercati di lampade a LED di provenienza cinese.
Il costo della luce
In un continente dove 400milioni di persone sono ancora considerate sotto la soglia di povertà, si stima che l’acquisto di cherosene gravi ingentemente sui bilanci familiari, arrivando a volte a costituire il 15% del budget di spesa totale di una famiglia. Un recente studio della Banca Mondiale ha rivelato una disparità di acquisto tra comunità urbane e di campagna, che riescono ad acquistare il cherosene solo in quantità inferiori al litro. In media, le famiglie rurali di Senegal, Mali e Tanzania pagano rispetto alle loro controparti cittadine il cherosene il 35% in più, in Kenya il 46% e in Ghana la differenza di prezzo raggiunge addirittura il 170%. In Nigeria il prezzo del cherosene è attualmente pari a 679,54 naira al litro, approssimativamente 1,64 dollari, con un valore in crescita rispetto ai mesi precedenti.
L’alternativa e il futuro, come si diceva, dovrebbero essere le lampade a led caricate con il sole. La qualità di alcune delle lampade solari che si aggirano sul mercato non sembra però essere di altissimo livello, con la conseguenza che la durata delle batterie non supera i cinque anni. Se è vero che i prezzi contenuti dei prodotti non rappresentano uno scoglio insormontabile, è anche vero che è doveroso interrogarsi su quanto queste lampade a basso costo e breve durata converranno davvero all’ambiente quando si verificheranno problemi di smaltimento di così tanti dispositivi a breve durata.