Due donne africane (e una italiana) sono le tre finaliste del Premio internazionale “La Donna dell’Anno”. Il premio, che ha raggiunto la 29ª edizione, è promosso dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità, in collaborazione con il Soroptimist International Club Valle d’Aosta, con il brand Donna Moderna in qualità di media partner e con il contributo della Fondazione Crt.
Quest’anno il tema centrale era la Resilienza, intesa come la capacità positiva di andare avanti, nonostante la crisi, e ricostruire un nuovo percorso di vita. Cacilda Massango, mozambicana, e Aminetou Ely Mint El-Mokhtar, mauritana, insieme all’italiana Francesca Faedi, secondo la giuria hanno rappresentato appieno questa caratteristica. Un riconoscimento al ruolo fondamentale per la crescita economica e sociale dell’Africa, nella quale la componente femminile rappresenta una parte sempre più viva e attiva.
Cacilda Massango, dopo avere scoperto di aver contratto l’Hiv, è diventata attivista di «Eu Dream», movimento in difesa del diritto alla salute e all’accesso gratuito alla terapia per i malati di aids. Grazie alla sua intraprendenza, è riuscita ad aiutare centinaia di donne affette dal virus (che in Mozambico colpisce 1.800.000 persone, delle quali solo il 50% ha accesso ai farmaci), aiutandole a ritrovare un loro ruolo centrale nella famiglia e nella società, e ha promosso il diritto alle cure per i loro bambini, spesso dimenticati. Nonostante gli impegni della famiglia (è madre di una bambina anch’essa malata) e della sua attività, ha poi ripreso gli studi e acquisito competenze tecnico-scientifiche anche di alto livello. In questo modo è riuscita a a diffondere una nuova cultura di valorizzazione e di crescita della donna in un contesto spesso difficile.
Aminetou Ely Mint El-Mokhtar, mauritana, è stata costretta a sposarsi a soli 13 anni. Nonostante le drammatiche condizioni sociali che ha vissuto nel suo Paese, ha portato avanti con determinazione la lotta per i diritti e ha fondato in Mauritania l’Associazione delle Donne Capo-Famiglia (Afcf), che combatte contro le violenze domestiche e sessuali, il lavoro domestico delle minorenni, la schiavitù, il razzismo, l’esclusione, la tratta e il matrimonio precoce, la povertà. Afcf assiste legalmente donne vittime di violenze e opera per l’alfabetizzazione, reinserendo le donne a scuola. Altro obiettivo di Aminetou è l’accesso delle donne al livello decisionale del suo Paese.
Insieme a loro è arrivata in finale l’italiana Francesca Faedi, astrofisica marchigiana che si è dedicata in particolare alla ricerca e allo studio di pianeti extrasolari.
«In vent’anni di Premio – dichiara il presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, Emily Rini – abbiamo conosciuto moltissime donne che, grazie al loro impegno quotidiano, alla loro forza di volontà, alla loro profonda umanità, contribuiscono a rendere il mondo un posto migliore. Con questo Premio, l’Assemblea legislativa valdostana vuole affiancarsi al loro lavoro, perché per noi la solidarietà non è solo un sentimento, è un dovere».