Com’era previsto, nonostante le dimissioni dell’ex presidente Bouteflika di due settimane fa e l’annuncio della data delle prossime elezioni da parte del suo sostituto, il presidente ad interim Abdelkader Bensalah, venerdì gli algerini sono di nuovo scesi in strada per protestare contro le autorità politiche che governano il loro Paese da decenni.
Bensalah viene definito «un residuo del sistema Bouteflika» dal movimento di protesta, che vorrebbe un cambio completo dell’élite politica e una transizione affidata a personalità esterne o appartenenti alla società civile. Bensalah si è impegnato a tenere elezioni libere il 4 luglio, ma molti lo considerano troppo vicino all’ex presidente. Bensalah sarà in carica per un periodo di 90 giorni come stabilito dalla Costituzione e non potrà partecipare al voto, ma i manifestanti chiedono che si dimetta.
Fino ad ora le manifestazioni, che hanno radunato centinaia di migliaia di algerini nelle piazze di Algeri e delle principali città del Paese dal 20 febbraio scorso, si sono svolte pacificamente, tanto da far soprannominare il movimento «la révolution joyeuse». Ma negli ultimi giorni ci sono stati momenti di tensione tra manifestanti le forze dell’ordine, che hanno utilizzato idranti e gas lacrimogeni per disperdere la folla nella capitale. Venerdì, negli scontri, 27 agenti delle forze dell’ordine sarebbero rimasti feriti, secondo il bilancio reso noto dalle autorità, mentre sarebbero 108 gli arrestati fra i manifestanti che sono stati definiti «infiltrati» dalle forze di sicurezza.
Ieri sono stati i giudici e gli avvocati algerini a scendere in strada. In toga, i giudici e gli avvocati hanno manifestato davanti alla sede del ministero della Giustizia, chiedendo anche una maggiore autonomia e indipendenza del sistema giudiziario e contestando l’interferenza dello Stato.
Alla manifestazione è seguito l’annuncio dell’Associazione magistrati algerini, che ha dichiarato il proprio rifiuto di supervisionare le elezioni presidenziali previste per il 4 luglio. I magistrati hanno affermato di aver «irrevocabilmente deciso di boicottare la supervisione delle elezioni». Secondo quanto riportatio dal sito d’informazione algerino Tsa, «Ci rifiutiamo di rendere falsa testimonianza per elezioni i cui risultati sono noti in anticipo», hanno sostenuto i magistrati, che hanno inoltre sottolineato di essere stati i «primi e soli» alti funzionari a opporsi alla prospettata rielezione di Bouteflika e a chiederne le dimissioni.