Un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rivela l’uso diffuso di prodotti schiarenti per la pelle tra le donne in diversi Paesi africani. La Nigeria è al primo posto con il 77% delle donne che usano regolarmente questi prodotti, seguita dal Congo Brazzaville con il 66% e dal Senegal con il 50%.
In Nigeria la situazione è talmente preoccupante che l’Agenzia nazionale nigeriana per la gestione e il controllo degli alimenti e dei farmaci (Nafdac) ha dichiarato lo stato di emergenza nel 2023 perché l’uso di questi prodotti sta diventando un problema di sanità pubblica nel Paese.
Altri Paesi del continente in cui questi prodotti vengono ampiamente utilizzati sono Ghana (39%), Sudafrica (32%), Zimbabwe (31,15%) e Mali (25%). Nonostante sia vietato o fortemente limitato in molte nazioni, lo sbiancamento della pelle rimane un problema di salute pubblica in Africa e molti africani, soprattutto donne, continuano a usare questi prodotti nonostante ne conoscano i rischi: secondo un documento della Banca mondiale, una recente meta-analisi ha rilevato che il 27,1% degli africani pratica lo sbiancamento della pelle e un’analisi di 68 studi ha rivelato che gli individui di età pari o inferiore a 30 anni presentavano la più alta tendenza all’uso di prodotti per lo sbiancamento della pelle, il 55,9%, seguiti da quelli di età compresa tra 31 e 49 anni, il 25,9%. Il 49,38% delle donne che ne fa uso desidera una pelle liscia e sana, il 30,86% desidera migliorare la propria bellezza e circa il 20% desidera ottenere benefici sociali, come migliori prospettive di matrimonio e migliori opportunità di lavoro.
La crescente domanda di prodotti schiarenti per la pelle è legata ad aspetti culturali spesso criticati in Africa perché tali standard di bellezza, che associano una pelle più chiara all’attrattiva e al vantaggio sociale, sono frutto di una mentalità colonialista o post-colonialista, un retaggio che nella società dei consumi globale continua a riverberare. Inoltre, l’uso di questi prodotti comporta grandi rischi per la salute. Clamoroso è il caso recente di una madre nella Nigeria settentrionale: la donna ha utilizzato prodotti schiarenti per la pelle su tutti e sei i suoi figli e oggi i bambini ora soffrono di ustioni e di pelle scolorita sul viso e sulle gambe: la donna, la cui storia è stata di recente ripresa dalla Bbc, sostiene di avere usato questi prodotti “sotto la pressione della famiglia” che voleva imporre questo standard di bellezza.
“Molte persone associano la pelle chiara alla bellezza o alla ricchezza. Le donne tendono a proteggere, come dicono loro, i loro figli da questa discriminazione sbiancandoli subito dopo il parto” ha raccontato alla Bbc Zainab Bashir Yau, proprietaria di una clinica dermatologica nella capitale Abuja.
Gli esperti avvertono che l’uso prolungato di questi prodotti può causare danni alla pelle, cancro e altre complicazioni per la salute a lungo termine: lo sbiancamento o la schiaritura della pelle, noto anche come bleaching nei Paesi, come la Nigeria, dell’Africa anglofona, è per motivi estetici anche fuori dall’Africa. Tuttavia, questi prodotti possono contenere corticosteroidi o idrochinone, che possono essere dannosi se usati in grandi quantità e in molti Paesi sono ottenibili solo con prescrizione medica. Altri ingredienti contenuti in questi prodotti (perlopiù creme) sono il mercurio, un metallo velenoso, e l’acido cogico (un sottoprodotto della fabbricazione del sakè: il dosaggio di questa sostanza, in Nigeria, non dovrebbe superare l’1%). Possibili conseguenze sono dermatiti, acne e discromie cutanee, ma anche disturbi infiammatori, avvelenamento da mercurio e danni renali: secondo l’Oms, la pelle potrebbe assottigliarsi, con il risultato che le ferite impiegano più tempo a guarire e sono più soggette a infettarsi.
In Nigeria questi prodotti sono spesso fuori controllo e spesso vengono realizzati nei mercati informali e da curatori improvvisati, con ricette artigianali e totalmente fuori dal controllo medico-farmacologico.