È stato uno dei protagonisti dell’episodio che ha portato alla sospensione e dunque al rinvio della partita di Champions League Psg-Istanbul Başakşehir, l’appellativo decisamente inopportuno, black guy, rivolto dal quarto uomo rumeno al vice allenatore del club turco, il camerunense Pierre Webo. Con la sua protesta l’attaccante senegalese ha nuovamente sollevato la questione del razzismo nel calcio. Ma non è la prima volta che lo fa. Durante la sua esperienza in Cina per esempio fu protagonista durante un match di una protesta altrettanto plateale per le medesime ragioni.
Colpisce però quello che rivelò in questa intervista di qualche anno fa. Il giocatore spiegò che quando l’esperienza al Chelsea stava per concludersi rifiutò un’offerta della Roma. Il motivo è presto detto: «La principale anzi l’unica ragione fu questa: in Italia episodi di razzismo sono frequenti e conosco il mio carattere: mi stufo subito, fosse successo qualcosa di spiacevole a me avrei lasciato subito il Paese. In Inghilterra invece le persone sono gentili e tolleranti. Come combattere il razzismo? Combattendo l’ignoranza. Altrimenti squalifiche e multe non saranno mai abbastanza efficaci. Bisogna educare subito a una certa mentalità le persone, a partire dai bambini».