Del Presidente Kim Yong-un si dice che sia uno psicopatico, in grado di uccidere lo zio solo perché si era appisolato durante un discorso ufficiale. La classe politica e i militari si stanno concentrando su un pericoloso programma nucleare che mette a rischio tutti i Paesi confinanti. La gente, propaganda a parte, vive in una miseria assoluta e nella paura di essere internata in gulag dai quali non è previsto il rilascio. La Corea del Nord, a più riprese. è stato definito considerato uno «Stato canaglia». Un Paese impenetrabile, tetragono a qualsiasi influenza. Compresa quella del migliore alleato, la Cina.
Eppure in Africa, fare affari con Pyongyang non è così insolito. Come riporta l’agenzia di stampa Fides, almeno 400 operai nordcoreani sono impegnati in Guinea Equatoriale (altro Paese governato da una feroce dittatura). Qui si occupano della costruzione di opere pubbliche, come manovali di società occidentali o di imprese nordcoreane. Una di queste ha appena inaugurato la sua sede di Malabo (la capitale della Guinea Equatoriale), mentre un’altra, specializzata in informatica, ha fornito il sofisticato sistema di sicurezza e di telecomunicazioni del Palazzo presidenziale.
Un altro Paese africano dove sono presenti aziende e lavoratori nordcoreani è la Namibia. Secondo un’inchiesta delle Nazioni Unite, un’azienda nordcoreana sarebbe coinvolta in diversi progetti della Difesa namibiana, in particolare nella costruzione dell’accademia militare e della nuova sede del ministero della Difesa. Da parte sua, Windhoek ha smentito la presenza di contratti nel campo della Difesa (che costituirebbe una violazione delle sanzioni imposte dall’Onu al regime nordcoreano per i suoi programmi nucleari e missilistici), anche se ha confermato che esistono relazioni commerciali con Pyongyang
Da parte sua la Corea del Nord punta a stringere relazioni commerciali con Paesi stranieri per riuscire, aggirando le sanzioni internazionali, a procurarsi i fondi per finanziare il proprio riarmo con armi di distruzione di massa. Secondo alcuni analisti, tra l’altro,gli operai nordcoreani sarebbero costretti a lasciare allo Stato tra il 70 e l’80% dei propri proventi.