Raccontarsi attraverso il disegno e il fumetto. Questo è stato il progetto messo in piedi da Erika Centomo e dalla cooperativa Arc en Ciel di Nus in Valle d’Aosta.
Erika comincia a dare una mano al piccolo centro di accoglienza per migranti, e lo fa usando i linguaggi che le sono familiari, il disegno e il fumetto. Cominciano a nascere le storie disegnate dai ragazzi del centro: alcune leggere, ironiche, altre amare, ma tutte piene di significato. Anche se nessuno dei ragazzi ha fatto una storia autobiografica, in tutte c’è una forte componente di racconto delle proprie esperienze.
Nasce l’idea di dare uno scopo a queste storie, non lasciarle morire lì. Questo chiedevano i ragazzi del centro. Fare una pubblicazione, per dare uno spazio agli ospiti sì, ma anche per permettere a noi italiani di sapere come vivono queste persone, per avere un mezzo per conoscerci meglio. Fare queste storie per raccontare non tanto il loro passato, anche per non compiacere quella “pruderie” per il loro passato che c’è in molti, ma il presente di come vivono in Italia, le loro aspettative per il futuro e i punti di contatto con noi italiani , E questo ci permette di entrare in un mondo diverso, non solo esteriormente ma anche in un mondo interiore, nostro, da scoprire.
End Edizioni, casa editrice valdostana, supporta subito il progetto, anzi rilancia. Perché fermarsi, all’accoglienza, perché non parlare anche del percorso di alfabetizzazione che fanno questi ragazzi inseriti nella scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo, e perché non chiedere ad alcuni autori conosciuti di collaborare con storie ispirate alle migrazioni e ai migranti?
E nasce dunque il progetto STRAN(I)ERI. Un progetto editoriale che utilizza il crowdfunding non come semplice “raccolta fondi”, ma come modalità di coinvolgimento del numero maggiore possibile di persone interessate ai temi dell’accoglienza. Ciò che interessa è promuovere l’accoglienza dei migranti come valore condiviso, a cui aderire con la testa innanzitutto, consapevoli che il tema rimanda in modo stringente a una cultura che intendiamo fondata sulla ricchezza delle differenze (culturali, etniche, di genere, religiose) e sul rispetto dei diritti umani. (https://www.produzionidalbasso.com/project/stran-i-eri-storie-di-migrazione-storie-di-alfabetizzazione/)
E in questo progetto saltano due autori di esperienza e fama nazionale come Luca Enoch e Giuseppe Palumbo e una giovane e talentuosa fumettista, Arianna Farricella.
Giuseppe si riconosce nel migrante. Nato nel 64 a Sud, a Matera, per lui la dimensione della migrazione è connaturata, anzi, sostanziale. Già al momento di studiare all’università dovevi decidere un’altra città e Giuseppe studia archeologia medievale a Bari (una migrazione di breve cabotaggio). E questo significa cambiare, poter fare qualcosa che non potevi fare nel luogo dove sei nato; considerare il luogo di nascita come punto di partenza per fare altro in altri luoghi. La vera migrazione avviene quando si trasferisce a Milano per iniziare la sua avventura di fumettista.
Ma intanto a Matera incontra i primi migranti che alla fine degli anni 80 arrivano in Italia, albanesi, palestinesi, e con un’associazione di amici forniscono supporto medico, organizzano concerti… rimane nei ricordi quello dei Kunsertu in cui il cantante, palestinese, viene fermato per non essere in regola col permesso di soggiorno.
E Giuseppe continua nella sua attività a fornire supporto alle cause dei migranti, e per questo progetto scomoda il suo personaggio più noto: Ramarro. Diventerà migrante! (e aveva iniziato a disegnare questa storia prima che il progetto Stran(i)eri prendesse corpo).
Luca Enoch è invece un milanese che è migrato solo tra Monza e Milano, e non migra nemmeno dalla camera da letto all’ufficio. Si definisce il prototipo dello stanziale. La sensibilità per le migrazioni gli nasce dall’empatia, dalla capacità di provare a mettersi nei panni dell’altro, da quella capacità di indignazione di cui parlava Che Guevara.
Le sue storie, particolarmente Gea, erano calate in questa interpretazione fantastica delle migrazioni e del controllo delle stesse, e quindi è stato naturale per Luca accettare l’invito di Erika a collaborare a questo progetto. Al momento ha solo deciso che sarà una storia di Sprayliz, personaggio creato nel 1992 per le pagine dell’Intrepido, e già “testimonial” nell’illustrazione che lancia il crowdfunding. La storia nascerà dal confronto con le progettiste, volendo restare molto aderente allo spirito del progetto.
Questo è un periodo in cui il fumetto politico riprende forza – continua Luca – dopo un periodo di stasi in cui lo si era lasciato solo a produzioni underground di nicchia, e questo non è un bel segno dato che questo tipo di fumetto si espande quando la situazione politica non è delle più “rilassate”. Sprayliz, seppure non si potesse definire un fumetto politico tout court, si muoveva in uno sfondo politico molto chiaro. Ma forse non è importante quale mercato ci possa essere dietro tali fumetti, dato che spesso conta solo l’urgenza di raccontare.
Arianna non ha avuto il tempo ancora di sentirsi migrante, a parte lo spostamento da Modena a Bologna, ma ci dice che la sua generazione cresce in un’idea di un mondo fluido, dove ci si sposta per viaggi, parenti, ma alla fine si torna a “casa”. L’idea di migrazione è quella di una migrazione futura, sia per motivi economici, ma anche per motivi politici e di ambiente.
Arianna sarà il trait d’union tra le storie di Ramarro, Sprayliz e l’esperienza del laboratorio di fumetto in Val d’Aosta. Per sviluppare le sue tavole si pone alcune domande “che fanno quando poi arrivano qua?” “E poi cosa succede, come si sentono?”. È una ricerca finora poco esplorata, molto stereotipata, che lascia la porta aperta a pregiudizi che ben conosciamo.
Non è ancora certa la data di uscita dei volumi, ed è legata anche alla riuscita del crowdfunding. Per chi volesse saperne di più ed eventualmente contribuire:
Dante Farricella