L’organizzazione congolese per i diritti umani Voix des sans voix (Vsv, voce dei senza voce) ha chiesto alle autorità congolesi di “commutare in ergastolo la condanna a morte” inflitta a 37 persone nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc).
Un tribunale militare di Kinshasa ha infatti condannato alla pena capitale 37 imputati nel processo del “tentativo di colpo di Stato” che l’esercito congolese ha affermato di aver sventato il 19 maggio. Delle 51 persone processate in questo caso, 14 sono state assolte poiché l’indagine ha dimostrato che non avevano “alcun legame” con il caso, ha dichiarato la corte. La sentenza è stata pronunciata nel corso di un’udienza pubblica tenutasi nel carcere militare di Ndolo.
Gli avvocati difensori hanno espresso il loro rammarico per le pesanti condanne inflitte ai loro assistiti, affermando che la pena di morte è considerata abolita dalla Costituzione. Hanno annunciato l’intenzione di ricorrere in appello.
“Trentasette condanne a morte scuotono le coscienze”, ha dichiarato Rostin Manketa, direttore esecutivo di Vsv in un comunicato stampa, pur ricordando di aver, a suo tempo, “denunciato e condannato ogni tentativo […] di prendere il potere con la forza con il rischio di sperimentare un declino dello spazio democratico” nella Rdc. “Tuttavia”, scrive, “la Vsv è contraria alla pena di morte che costituisce un trattamento degradante, disumano e crudele”.
I condannati sono stati giudicati colpevoli di associazione a delinquere e attentato, ma anche di terrorismo, tranne uno di loro. Tra loro, sei sono di nazionalità straniera: tre americani nati negli Stati Uniti, oltre a un belga, un britannico e un canadese, tutti e tre naturalizzati congolesi.