Negli ultimi dieci giorni, la popolazione di Beni, centro abitato situato nelle ragione del Nord Kivu (Rd Congo), ha espresso la propria rabbia nei confronti della Missione delle Nazioni Unite in Congo, conosciuta come Monusco, accusata di non essere in grado di porre un freno ai numerosi massacri effettuati nei centri abitati da sospetti ribelli dell’Adf (Alleanza delle forze democratiche).
Numerose persone si sono mobilitate ieri indicendo una giornata ville morte (“città morta”) a Beni. Si tratta di una forma di protesta che prevede che tutte le attività si fermino. I giovani hanno anche allestito barricate in alcune strade e ai residenti è stato chiesto di non indossare scarpe, in segno di lutto. I manifestanti si sono inoltre diretti verso il campo base della Monusco, nel distretto di Boikene.
Per tutta la mattina, la polizia ha sparato nel tentativo di disperdere i manifestanti. Almeno tre persone sono state uccise. Un agente di polizia è invece stato linciato e una casa messa alle fiamme.
Le ragioni di tanta rabbia risiedono nel fatto che gli abitanti delle regioni nord orientali della Rd Congo non sopportano più gli attacchi e i massacri da parte del gruppo ribelle di origine ugandese Adf: in un mese, sono state assassinate più di 100 persone. Solo la settimana scorsa, un altro massacro, nei pressi di Oisha, ha ucciso 27 civili. A fomentare gli animi vi è la sensazione, diffusa tra la gente del posto, che la Monusco non stia facendo abbastanza per risolvere la situazione.