“L’ora è grave: un vento di guerra e di insicurezza torna a soffiare su questa parte orientale del nostro Paese”, scrive in un messaggio rivolto ai fedeli dell’arcidiocesi di Bukavu e alle persone di buona volontà monsignor François-Xavier Maroy Rusengo, arcivescovo del capoluogo del Sud Kivu, una delle provincie dell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) dove da decenni agiscono impunemente milizie e bande armate che vessano la popolazione.
Sempre gli stessi protagonisti che, con le stesse motivazioni e con gli stessi alleati, esigono delle soluzioni negoziate, una ripartizione dei posti di potere e, forse, anche la spartizione del nostro Paese – si legge nella sua dichiarazione inviata alla rivista Africa -. I nostri sguardi si concentrano particolarmente sulla situazione molto critica che si è creata in seguito alla recente occupazione della città di Bunagana, nel territorio di Rutshuru, da parte del gruppo armato M23, che ha ripreso le ostilità, in un ciclo infernale di violenze, perdita di vite umane, spostamenti massicci di popolazioni e distruzione del nostro tessuto economico e sociale. È la storia che si ripete!”.
Il riferimento dell”arcivescovo è ai recenti scontri nella regione, che hanno visto opporsi le forze regolari congolesi alle milizie del gruppo armato ribelle Movimento 23 marzo (M23) e hanno causato la fuga di migliaia di persone in Uganda.
La Repubblica democratica del Congo accusa i ribelli dell’M23 di beneficiare del sostegno militare del Rwanda, dell’addestramento professionale dei suoi ufficiali e della logistica. Kigali ha sempre negato tali accuse, accusando da parte sua l’esercito congolese di collusione con i ribelli Hutu delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (Fdlr). Il Ruanda ha ripetutamente definito la crisi nella Rdc orientale “un affare interno” e ha negato di sostenere i ribelli dell’M23. Il suo esercito non ha commentato la caduta di Bunagana, ma in una dichiarazione rilasciata all’indomani dell’occupazione aveva affermato che questo fatto garantirebbe “l’integrità del territorio del Rwanda”.
“Curiosamente, il supporto esterno è sempre lo stesso, con lo stesso schema e con gli stessi obiettivi: l’allontanamento di questa parte del Paese dal controllo del nostro governo centrale e forse la sua annessione ai Paesi vicini”, prosegue nella sua denuncia monsignor Rusengo, sottolineando che “la Chiesa cattolica sente dentro di sé e condivide il grido del popolo congolese, e vuole con tutte le sue forze fermare lo spargimento di sangue di tante persone innocenti” e chiedendo allo Stato congolese “di rivedere i suoi rapporti con la comunità internazionale che tratta il nostro Paese come uno Stato di seconda classe la cui sicurezza e sviluppo contano poco”, e di creare un vero esercito e non un amalgama di ex ribelli scarsamente integrati.