Rd Congo: cessate il fuoco, ma tra chi?

di claudia
Felix Tshisekedi e Paul Kagame

di Andrea Spinelli Barrile

Sono di difficile comprensione i termini e i contorni dell’accordo raggiunto a Luanda, tre giorni fa, tra il presidente congolese Felix Tshisekedi e il suo omologo ruandese Paul Kagame che, secondo il loro collega angolano João Lourenço, si sarebbero accordati per “un cessate il fuoco” nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc).

Un cessate il fuoco per il quale, tuttavia, mancano gli attori: se da un lato infatti è l’esercito congolese a fronteggiare la minaccia interna del gruppo ribelle M23 nelle regioni orientali, lungo i confini con Uganda, Ruanda e Burundi, dall’altro il Ruanda non ha mai ammesso di sostenere il gruppo M23 e, anzi, ha sempre accusato Kinshasa di bombardare il territorio rwandese, sottolineando di non aver mai né provocato né risposto alle provocazioni. Provocazioni che, a sua volta, Kinshasa nega. Insomma, per Kigali a sparare è sempre e solo Kinshasa, e viceversa, e le attività militari ruandesi in territorio congolese sono sempre state negate dal governo del Ruanda. E viceversa.

Sulla base di queste negazioni ed omissioni, come è possibile accordarsi su un cessate il fuoco che, è del tutto evidente, se nessuno dei due ammette di sparare? Quanto può durare un accordo di questo tipo?

Poche ore dopo l’annuncio del cessate il fuoco i ribelli dell’M23 hanno ripreso intensamente la loro attività di guerriglia e il loro portavoce, Willy Ngoma, ha fatto il giro dei media internazionali e delle agenzie stampa per diffondere la posizione del gruppo ribelle sul cessate il fuoco: “Se c’è un cessate il fuoco questo può esserci solo tra noi e il governo congolese”, ha detto.

Durante la conferenza stampa di due giorni fa a Luanda il presidente angolano João Lourenço ha detto che l’accordo prevedeva anche “l’immediata cessazione delle ostilità” e “il ritiro incondizionato della M23 dalle sue posizioni in Rdc”, una tabella di marcia che secondo l’M23 non li riguarda: “Siamo congolesi, non abbiamo nulla a che vedere con il Ruanda” ha detto il loro portavoce.

Le dichiarazioni finali delle tre presidenze sono invece un capolavoro di diplomazia, in cui si afferma tutto e il suo contrario: mentre la presidenza congolese sottolinea gli sforzi e i risultati raggiunti per mettere a tacere i fucili e far ritirare la milizia, la presidenza angolana parla di “cessate il fuoco” immediato, il Rwanda lo accetta di fatto ammettendo di essere coinvolto ma poche ore dopo è l’M23 a cancellare tutto riprendendo le ostilità. Inoltre la presidenza rwandese ha parlato esplicitamente, nel suo comunicato stampa finale, di “cessazione delle ostilità” e non di “cessate il fuoco”, una definizione più ampia e politica che lascia ampissimi margini interpretativi sul presunto ruolo di Kigali nel conflitto.

Che cosa è stato quindi deciso al vertice angolano? Di rivedersi il 12 dicembre prossimo a Luanda e, nel frattempo, che un addetto militare angolano si recherà nella Rdc per studiare il da farsi.

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