Rd Congo, cinquant’anni fa la storica “Rumble in the jungle” di Ali

di claudia
Muhammad Ali

di Andrea Spinelli Barrile

Cinquanta anni fa, il 30 ottobre 1974, Muhammad Ali sconfisse George Foreman a Kinshasa nel celebre “Rumble in the Jungle”, riconquistando il titolo mondiale dei pesi massimi. Questo momento iconico consolidò Ali come leggenda della boxe e simbolo di coraggio e resistenza.

Oggi, 50 anni fa, Mohamed Ali abbatteva George Foreman sul ring di Kinshasa, all’epoca capitale dello Zaire, riconquistando il titolo di campione mondiale dei pesi massimi al culmine di un’incontro di boxe diventato noto in tutto il mondo come “Rumble in the jungle”.

“Ho fatto un sogno: arrivato in Africa avevo una rissa infernale, ho dovuto prima dare una bella lezione a Tarzan perché sosteneva di essere il re della giungla. In questa lotta ho lottato con gli alligatori, ho lottato con una balena, ho ammanettato un fulmine e messo in prigione un tuono, lo sapete che sono un cattivo, ho assassinato una roccia, ho ferito una pietra e ho ricoverato un mattone. Sono così cattivo che faccio ammalare la medicina, sono così veloce che posso correre attraverso un uragano senza bagnarmi. Quando George Foreman mi incontrerà pagherà il suo debito, posso bere un sorso d’acqua e uccidere un albero morto: aspetta di vedere Muhammad Ali” dichiarò alla stampa Ali poche ore prima di salire sul ring.

Era il 30 ottobre 1974 a Kinshasa. All’ottavo round, di un lunghissimo incontro di 15, Ali mise al tappeto Foreman tornando campione mondiale dopo ben sette anni di stigma: nel 1967, infatti, ad Ali era stata tolta la cintura per essersi rifiutato di arruolare per il servizio militare durante la guerra in Vietnam.

Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960, divenne tre volte campione del mondo dei pesi massimi, vincendo il primo titolo sconfiggendo Sonny Liston nel 1964. Poi si convertì all’Islam e, nel 1967, vide sospesa la sua licenza per il mancato arruolamento e gli vennero revocati tutti i titoli. Definendosi obiettore di coscienza, Ali rifiutò di arruolarsi per via delle sue convinzioni religiose: rimasto libero nonostante una condanna a cinque anni per renitenza alla leva, la sua causa terminò con un annullamento della Corte suprema americana nel 1971. Il suo ritorno sul ring avvenne nel marzo di quell’anno, quando affrontò Joe Frazier, detentore dei titoli dei pesi massimi Wbc e Wba che in precedenza appartenevano ad Ali.

Frasier mantenne le cinture, Ali ottenne una rivincita e la vinse ma nel frattempo Frasier aveva perso i titoli contro Foreman, che fu quindi sconfitto in Zaire da Ali: nonostante si trovasse di fronte un avversario più grande e più giovane di lui, Ali sfruttò tutta la sua conoscenza della boxe per ottenere la vittoria. Ali ha combattuto mettendo in pratica il famoso rope-a-dope, incassando tutto quello che poteva da un Foreman furioso prima di metterlo al Ko dopo averlo fatto stancare nei precedenti sette round.

Nel 1975 seguì una rivincita nelle Filippine, chiamata “Thrilla in Manilla”. Ali vinse per Ko tecnico al 14esimo round. Avrebbe voluto ritirarsi ma combattè con grandi successi per altri cinque anni, concludendo la carriera con un record di 61 incontri, 56 vittorie (37 per Ko) e cinque sconfitte.

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