Greenpeace Africa chiede al presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, di ordinare l’annullamento immediato di quattro contratti di concessione forestale illegale firmati lo scorso 11 giugno dal ministro dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile, Claude Nyamugabo, e invita il pubblico ministero ad aprire un procedimento.
L’organizzazione ambientalista ricorda come, in una causa promossa dalla società civile davanti al conseil d’Etat, il ministro sia già perseguito per aver approvato un anno fa il trasferimento illegale di quasi due milioni di ettari di concessioni a due società cinesi. A questo dato si aggiunge una nuova scoperta: a giugno 2020 Nyamugabo avrebbe aggiudicato illegalmente quattro concessioni, per 777.639 ettari, all’azienda congolese Groupe Services.
L’aggiudicazione dei quattro contratti costituisce una violazione della moratoria istituita nel 2002 sull’aggiudicazione delle nuove concessioni di disboscamento industriale. Inoltre, superano di oltre 400.000 ettari il limite legale attribuibile con firma ministeriale e di oltre 200.000 ettari il limite delle foreste imputabili “alla stessa persona, insieme o separatamente”.
La scoperta di questi contratti segreti arriva dopo l’ annuncio del 29 gennaio da parte del ministro degli idrocarburi di un piano per mettere all’asta diciannove blocchi petroliferi in tutto il paese. L’11 gennaio Félix Tshisekedi si è presentato come un grande difensore dell’ambiente in un discorso in videoconferenza al vertice One Planet di Parigi.
Osserva Irène Wabiwa Betoko, responsabile del progetto internazionale per la campagna forestale di Greenpeace Africa: «Il presidente Félix Tshisekedi dovrebbe essere vigile nella formazione di un nuovo governo. Le decisioni devono essere meticolose e riservate solo a persone che serviranno veramente l’interesse nazionale».