Scatta oggi alle 18 il cessate il fuoco nell’Est della Repubblica Democratica (Rdc). L’accordo raggiunto tra Rdc e Ruanda nel mini vertice organizzato dal presidente angolano João Lourenço a Luanda mercoledì, prevede infatti la cessazione degli attacchi da parte dell’M23 e il suo ritiro dalle aree occupate della Rdc entro due giorni da questo cessate il fuoco. L’accordo prevede anche il dispiegamento della forza regionale della Comunità dell’Africa orientale (Eac) in queste aree e la cessazione di ogni sostegno all’M23 e ad altri gruppi armati nella Rdc orientale.
Prima di questo ritiro, il Kenya schiererà i suoi contingenti “a Bunagana, Rutshuru e Kiwanja durante il disimpegno e il ritiro dell’M23 verso le sue posizioni iniziali a Sabinyo, nella Rdc, e non si muoverà oltre la linea dei villaggi di Bigega, Bugusa, Nyanbikona, Mbuzi, Rutsiro e Nkokwe”, si legge nel comunicato finale emesso dopo il vertice e ripreso dai media locali.
“Se l’M23 si rifiuta di disimpegnarsi e di liberare tutti i territori che attualmente occupa, i capi di Stato della Comunità degli Stati dell’Africa orientale daranno istruzioni alla Forza regionale di usare la forza per spingerlo alla sottomissione”, hanno avvertito i decisori durante l’incontro di un giorno a Luanda.
I ribelli saranno disarmati e confinati in territorio congolese “sotto il controllo delle forze dell’esercito congolese (Fardc), della Forza regionale e del meccanismo di verifica ad hoc, con la collaborazione della Monusco” entro cinque giorni, aggiunge il comunicato.
Il compromesso di Luanda prevede anche la ripresa del “dialogo bilaterale” tra la Rdc e il Ruanda in vista della “normalizzazione delle relazioni diplomatiche e della ripresa della cooperazione” entro 60 giorni. Nel preambolo del comunicato finale, i capi di Stato hanno espresso preoccupazione per “l’acquisizione da parte dell’M23 di armi sempre più sofisticate e altri mezzi” per compiere attacchi.
Il “Movimento del 23 marzo” è un’ex ribellione di congolesi tutsi sostenuta da Ruanda e Uganda, che è stata sconfitta nel 2013 dall’esercito congolese sostenuto dalle forze di pace delle Nazioni Unite. Ma il movimento ribelle ha ripreso le armi alla fine del 2021, accusando Kinshasa di non aver rispettato gli impegni presi.
Più di 1.000 combattenti dell’M23 si sono rifugiati in Ruanda e in Uganda, dove hanno chiesto il rispetto degli Accordi di Nairobi, che prevedono la reintegrazione di alcuni combattenti nella vita civile e di altri nell’esercito. L’M23 ha conquistato diverse località nei territori di Ritshuru e Nyiragongo, nella provincia del Nord Kivu. Secondo le Nazioni Unite, quasi 300.000 persone sono state sfollate a causa dei combattimenti.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, i ribelli dell’M23 nell’est della Repubblica Democratica del Congo hanno dichiarato che il cessate il fuoco previsto per oggi “non riguarda” il gruppo. Hanno chiesto al governo della Repubblica Democratica del Congo un dialogo diretto.
Il portavoce dei ribelli, Lawrence Kanyuka, ha dichiarato all’Afp che, non avendo avuto rappresentanti al mini-vertice di mercoledì nella capitale angolana Luanda, non sono stati inclusi nell’accordo.
I firmatari – provenienti da Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Angola e Burundi – hanno dichiarato che, in base alla cessazione delle ostilità, se i ribelli non si ritireranno dall’area, la forza regionale dell’Africa orientale attaccherà le loro posizioni.
“Se domani alle 18:00 (1600 GMT), o al mattino, il governo non ci attaccherà, saremo ancora lì”, ha detto ieri Kanyuka. Altrimenti, “ci difenderemo”, ha aggiunto.