di Andrea Spinelli Barrile
L’arsenale di cui dispone il gruppo ribelle M23, che agisce nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) ma che Kinshasa dice essere sostenuto, armato e addestrato dal Ruanda, è degno di un moderno esercito d’avanguardia. Diverse fonti delle Nazioni Unite, testimonianze oculari e le cronache recenti del conflitto che affligge l’est della Rdc, ma anche molti rapporti ufficiali e indipendenti, raccontano di una disponibilità di armi e armamenti da parte dei ribelli dell’M23 da fare invidia ai più moderni eserciti del mondo.
Un arsenale che, secondo Kinshasa, dimostra come il gruppo armato abbia importanti e ricchissime eminenze grigie alle sue spalle. Bintou Keita, inviato speciale delle Nazioni Unite in Rdc, in un’audizione al Consiglio di sicurezza Onu due anni fa, disse esplicitamente che “l’M23 si comporta sempre più come un esercito convenzionale e non come un gruppo armato” e denunciò per primo la nuova forza dei ribelli in termini “di capacità di fuoco a lungo raggio, mortai e mitragliatrici e fuoco di precisione contro gli aerei”. Che è un po’ la cifra di questo ritorno dell’M23 e della sua travolgente forza militare, che sia le Forze armate congolesi (Fardc) che i caschi blu della Monusco sembrano assolutamente non in grado di affrontare.
L’M23 è uno degli oltre 100 gruppi armati attivi nel Congo orientale, che cerca di controllare un territorio ricco di risorse minerarie compiendo omicidi di massa. Il gruppo ribelle è salito alla ribalta poco più di dieci anni fa, quando i suoi combattenti hanno conquistato Goma, città al confine con il Ruanda. Il gruppo ribelle prende il nome dall’accordo di pace del 23 marzo 2009 e accusa il governo del Congo di non averlo mai attuato: dopo essere rimasto in gran parte inattivo per un decennio, l’M23 è riemerso alla fine del 2021.
Oggi, a disposizione dell’M23 ci sono i classici fucili d’assalto, mitragliatrici pesanti e leggere, lanciarazzi e Rpg di ogni tipo, razzi, lanciagranate, mortai e proiettili da mortaio ma anche visori notturni e cannoni moderni senza rinculo. Un equipaggiamento che non può far parte dello stock già in dotazione all’M23 una decina di anni fa: tra i nuovi armamenti vi sono munizioni da 40mm prodotte nel 2021 e mortai pesanti da 120mm. Diversi rapporti delle Nazioni Unite segnalano anche armi leggere come i fucili d’assalto Gaili (israeliani) e i moderni Ak-103 (russi). In questi rapporti, gli esperti Onu segnalano le tracce lasciate sul terreno dai mortai a malta guidata Mo129Rt, armi francesi da 120mm (lo stesso modello che Parigi ha donato all’Ucraina dopo l’invasione russa, nel 2022), armi pesanti molto precise, che consentono un pieno controllo della traiettoria del proiettile verso il suo bersaglio. È tra i pochi mortai a riuscire a colpire obiettivi specifici, come posizioni fortificate o veicoli corazzati, con una precisione al millimetro grazie ai sensori e ai misuratori laser di cui è dotato. Secondo l’Onu quest’arma non era mai stata avvistata in territorio congolese prima del 2023.
Ma l’arsenale dell’M23 è persino più moderno di così, anche perché può certamente contare su un sostegno “di fatto” da parte del Ruanda. Il 24 gennaio 2023 un caccia congolese, un Sukhoi-25 fabbricato in Russia, è stato preso di mira dal territorio ruandese: la contraerea ha colpito l’ala del velivolo, che è riuscito a tornare alla base. Le Forze armate ruandesi (Rdf) dispongono di sistemi missilistici terra-aria moderni, in grado di fronteggiare il pericolo rappresentato dai droni congolesi di fabbricazione cinese, i Ch-4. Ma non solo: il 3 marzo 2023, in un campo militare misto M23-Rdf a Mushaki sono state trovate dagli esperti delle Nazioni Unite chiare tracce di movimentazione di mezzi pesanti e diversi proiettili di mortaio: pochi giorni prima un carro armato T54 delle Forze congolesi era stato centrato da un colpo di mortaio.