Un accordo generale di difesa e sicurezza per lo svolgimento di operazioni contro gruppi armati nell’Ituri e nel Nord Kivu, due province orientali della Repubblica Democratica del Congo, è stato firmato a Bunia (Ituri) dal ministro della Difesa congolese Gilbert Kabanda e dal suo omologo ugandese Vincent Bamalangaki.
“È un accordo generale, un quadro per mettere in comune le nostre forze armate, in particolare nella lotta contro il gruppo Adf (Allied Democratic Forces” ha precisato il ministro congolese. “Poiché le Adf sono un nemico sia del Congo che dell’Uganda, è abbastanza normale che possiamo combatterlo su basi reciproche”, ha aggiunto. Per il ministro della Difesa ugandese, l’aspetto molto importante in questo accordo è l’unione degli sforzi tra le forze armate di entrambi i Paesi per raggiungere gli obiettivi di queste operazioni.
Le due parti rassicurano le popolazioni della Rd Congo e dell’Uganda che queste operazioni continueranno ad essere condotte nel rigoroso rispetto dei diritti umani pur nel rispetto della sovranità di questi due Paesi.
Tra il 29 e il 30 novembre scorso, L’Uganda iniziava a bombardare le posizioni sul territorio congolese e le sue truppe stavano attraversando il confine.
Secondo Pierre Boisselet, coordinatore del Barometro sulla sicurezza in Kivu del Congo Research Group, il bilancio degli attacchi del 30 novembre deve ancora essere confermato in modo indipendente, e nessuna offensiva sembra essersi ancora opposta direttamente alle Adf. L’analista riferisce che secondo diverse fonti diplomatiche e sul campo, gli inizi dell’operazione sono stati paralizzati dalla mancanza di coordinamento tra l’esercito ugandese e l’esercito congolese. Il presidente congolese Felix Tshisekedi ha autorizzato Kampala a intervenire, ma l’Uganda sembra aver interpretato il via libera come un’autorizzazione ad agire senza consultazione. “Di conseguenza – dice Boisselet – diversi membri del governo congolese sono stati sorpresi di apprendere dell’inizio dei bombardamenti sul loro territorio. Questo spiega perché il governo congolese si sia limitato a evocare azioni concertate tra i due eserciti, mentre l’Uganda ipotizzava un vero e proprio intervento in Congo”
L’accordo firmato ieri, alla luce di queste ipotesi, potrebbe servire proprio a chiarire questi dubbi.
Secondo Boisselet, ci sono inoltre problemi di coordinamento con Monusco, la Missione delle Nazioni Unite nella Rdc. Il suo mandato non gli consente di collaborare con un esercito straniero. Secondo una fonte interna alla Missione, ciò significa che le operazioni che aveva pianificato contro le Adf, compreso il suo nuovo contingente keniano, sono per il momento sospese.
L’Uganda, da parte sua, ha espresso grande sfiducia nei confronti delle forze di pace attraverso il suo ministro degli Esteri, Henry Oryem Okello, in un’intervista a Ntv. “Non abbiamo bisogno dell’aiuto militare di Monusco. Anche se ci offrissero una tazza di tè, la rifiuteremmo. L’esercito ugandese ha la capacità di fare ciò che deve fare nella Rd Congo orientale senza la sua assistenza”.
“Il risultato di tutto ciò è che, nel territorio di Beni, sono presenti tre forze militari incaricate di rintracciare le Adf senza per il momento un reale coordinamento tra di loro”, sostiene Boisselet. Che aggiunge: “questa mancanza di organizzazione sembra colpire anche Washington. Mentre il Dipartimento di Stato sembra considerare questo intervento come una componente utile nella lotta al terrorismo, il Dipartimento del Tesoro ha sanzionato un uomo chiave in questa operazione: il capo dell’intelligence militare ugandese, Abel Kandiho, accusato di violazioni dei diritti umani commesse in Uganda”.
Il Barometro sulla sicurezza in Kivu è un progetto cooperativo tra il del Congo Research Group, con sede presso il Center for International Cooperation della New York University, e Human Rights Watch.