Nella Rd Congo il morbillo uccide più dell’ebola. Dall’inizio dell’anno, la malattia esantematica ha provocato la morte di quasi cinquemila persone in tutte e 26 le povince del Paese.
La Rd Congo sta combattendo il peggior focolaio del mondo: per affrontarlo, medici e infermieri devono affrontare tra immense sfide logistiche. Il Paese è vastissimo e non ha buone strade di collegamento. Il personale sanitario deve spostarsi in zone impervie, spostarsi lungo i corsi d’acqua e deve portare con sé i medicinali e i vaccini. Un compito difficilissimo che non sempre riesce a raggiungere tutti i malati.
Secondo il ministero della Salute di Kinshasa sono stati registrati più di 240.000 casi da gennaio a novembre, rendendo il 2019 di gran lunga l’anno peggiore in un decennio. Sebbene quattro milioni di bambini siano stati vaccinati, gli esperti affermano che meno della metà dei bambini del Paese è stata raggiunta e non ci sono abbastanza vaccini disponibili.
Il morbillo è un’infezione altamente contagiosa causata da un virus del genere morbillivirus, facilmente trasmesso per via aerea. L’agente patogeno è trasmesso dal malato all’individuo sano attraverso le goccioline infette diffuse nell’ambiente dai colpi di tosse e starnuti. La contagiosità inizia 2-3 giorni prima dell’eruzione cutanea e si protrae per circa cinque giorni dal suo inizio.
Le rare ma gravi complicanze del morbillo lo rendono la più temuta tra le comuni malattie infettive dell’infanzia: globalmente si contano tra le 30 e le 100 morti ogni centomila persone colpite. Si riscontrano con maggiore frequenza nei neonati e nelle persone che presentano una condizione di compromissione del sistema immunitario.
Tali complicanze includono sia situazioni cliniche non abituali causate dal virus stesso, sia condizioni determinate da sovra-infezioni batteriche che possono causare otite, laringite, polmonite o encefalite. In quest’ultimo caso, particolarmente raro, sussiste la possibilità di danni neurologici permanenti.