Condannato lo scorso anno per appropriazione indebita di denaro pubblico, Vital Kamerhe, ex capo di gabinetto del presidente della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e influente figura politica, si è visto ieri sera confermare la condanna, seppure con una significativa riduzione: i vent’anni di lavori forzati comminati in primo grado sono diventati 13 in secondo. Kamerhe dovrà anche restituire 50 milioni di dollari. Il verdetto tuttavia ha scontentato tutti: i detrattori, che si aspettavano la conferma dei vent’anni, i supporter che chiedevano l’assoluzione, insistendo sul carattere tutto politico di questo processo.
Billy Kambale, il segretario generale dell’Unc, il partito di Vital Kamerhe, ha dichiarato: “È un complotto politico che non faremo passare. Questo conferma quello che dicevamo fin dall’inizio. Ci sono persone che invece di gestire la cosa pubblica passano il loro tempo a regolare i conti con il leader più rappresentativo del Paese. La leadership politica nazionale del mio partito si incontrerà ed eserciterà tutte le opzioni per opporsi”. Si tenga conto che l’Unc, nonostante i malumori, fino a questo momento è rimasta nella coalizione che sostiene il presidente Félix Tshisekedi. Il partito ha cinque membri nell’attuale governo.
Jean-Marie Kabengele, avvocato di Vital Kamerhe, ha già espresso l’intenzione di impugnare la sentenza. “Non siamo d’accordo con questa decisione, il nostro cliente non merita alcuna condanna. Dopo le opportune consultazioni con l’interessato, decideremo quale strada intraprendere”.
Kamerhe, braccio destro di Tshisekedi fino allo scorso anno, è stato arrestato ad aprile del 2020, accusato di appropriazione indebita nell’esecuzione del cosiddetto programma dei cento giorni, lanciato da Tshisekedi poco dopo la vittoria elettorale, con l’obiettivo di costruire scuole, ospedali, strade, e altre infrastrutture. Nell’inchiesta era rimasto coinvolto anche Samih Jammal, imprenditore libanese titolare delle società Samibo Congo e Husmal che aveva ottenuto gli appalti per una serie di edifici prefabbricati. Jammal, inizialmente condannato anche lui a vent’anni, ha visto la sua condanna ridotta a sei anni. Anche Jeannot Muhima, import and export manager del presidente, ha visto la sua condanna ridotta da tre anni a un anno di reclusione.
Durante la notte, la polizia ha disperso gli attivisti che si erano radunati vicino alla sede dell’Unc a Kinshasa per protestare contro la sentenza.