Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Onu) ha rinnovato l’invito ai ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) a ritirarsi da tutte le aree occupate nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) e ha chiesto il disarmo di tutti i gruppi armati.
In una dichiarazione alla stampa rilasciata nel fine settimana, i membri del Consiglio hanno condannato con forza la recente serie di attacchi dell’M23 nella provincia del Nord Kivu e le avanzate del gruppo ribelle. Hanno inoltre ribadito la richiesta di cessazione immediata delle ostilità e di ogni ulteriore avanzata dell’M23 e il suo ritiro da tutte le aree occupate, come concordato attraverso il processo di Luanda approvato dall’Unione Africana.
Lo scorso novembre, in occasione di un mini-summit a Luanda, capitale dell’Angola, i leader africani hanno infatti concordato un cessate il fuoco immediato nel Nord Kivu, il ritiro immediato dell’M23 dalle aree occupate e il disarmo e il rimpatrio dei gruppi armati stranieri.
Nella dichiarazione, il Consiglio dei 15 membri ha anche condannato con forza i recenti attacchi dei ribelli delle Forze democratiche alleate (Adf) e della Cooperativa per lo sviluppo del Congo contro i civili nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu.
La parte orientale della Rdc è tormentata da decenni da molteplici gruppi di miliziani, in particolare dai ribelli dell’Adf e dell’M23.
I membri del Consiglio hanno chiesto a tutti i membri dei gruppi armati di sciogliersi immediatamente e definitivamente, di deporre le armi, di rifiutare la violenza, di porre fine alle violazioni perpetrate contro donne e bambini e di liberare i bambini dai loro ranghi. Hanno inoltre esortato i gruppi armati stranieri a tornare nei loro Paesi d’origine.
I membri del Consiglio hanno “riaffermato il loro forte impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale” della Rdc, si legge nella dichiarazione.
L’M23 è un’ex ribellione che è stata sconfitta nel 2013 e le cui truppe si sono rifugiate in Ruanda e Uganda. Il nome deriva da un accordo di pace firmato dal governo della Rd Congo e da un’ex milizia filo-tutsi il 23 marzo 2009. Il gruppo tutsi accusava da tempo il governo congolese di emarginare la minoranza etnica tutsi del Paese e voleva combattere una milizia a maggioranza hutu con sede nella Rd Congo, chiamata Fdlr (Forces démocratiques pour la libération du Rwanda).
Alla fine dello scorso anno i ribelli M23 hanno ripreso le armi, accusando le autorità di non aver rispettato gli accordi di pace che prevedevano anche la smobilitazione e l’integrazione dei combattenti nelle forze di sicurezza governative. L’M23 ha quindi condotto offensive su larga scala a partire da marzo nella provincia del Nord Kivu, conquistando diverse località importanti. Secondo le Nazioni Unite, più di 500.000 persone sono fuggite dai combattimenti.