Secondo le Nazioni Unite, solo il 18% delle persone fuggite dalle loro case nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, negli ultimi sei mesi vive in campi o rifugi dedicati, mentre il restante 82% vive presso famiglie ospitanti.
In una nota del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) viene ricordato che la popolazione del Nord Kivu si trova da anni “sotto il fuoco incrociato dei gruppi armati locali, delle Forze Democratiche Alleate (Adf) e delle operazioni militari congiunte congolesi-ugandesi contro le Adf”.
La medesima fonte stima che 165.000 persone siano fuggite solo da Oicha, una comunità rurale di 360.000 abitanti situata a nord della città di Beni. I rifugi designati, originariamente destinati a ospitare 5.700 persone, sono attualmente stracolmi di circa 7.200 residenti, secondo il comitato sfollati di Oicha. Gli altri dipendono dalla comunità locale per riparo, cibo e acqua.
La situazione è simile nei territori di Rutshuru e Masisi, a sud, due aree agricole che alimentano la città di Goma. I combattimenti tra il ramo armato del Movimento del 23 marzo (M23) e altri gruppi armati hanno fatto sfollare almeno 78.000 persone nel giugno e luglio 2023. Solo a Nyabiondo, più di 7.800 persone si sono aggiunte alle 2.000 arrivate a febbraio. La comunità locale, a sua volta colpita dai combattimenti e dalla mancanza di risorse, è stata costretta a condividere il poco che ha.
Il Cicr sottolinea che decine di migliaia di persone nel Nord Kivu – sia gli sfollati che la comunità ospitante – hanno urgente bisogno di aiuto. Nel frattempo, le organizzazioni umanitarie devono fare i conti con la mancanza di finanziamenti e l’accesso limitato a queste comunità. Anne-Sylvie Linder, capo della sottodelegazione del Cicr a Goma, ha esortato i donatori a continuare a sostenere i vari gruppi umanitari attivi nella regione.
“Dobbiamo pensare a come finanziare e implementare soluzioni a lungo termine, al di là della risposta all’emergenza”, ha detto sottolineando che “le parti in conflitto nel Nord Kivu devono anche adempiere ai loro obblighi di diritto internazionale. Le organizzazioni umanitarie devono avere accesso incondizionato alle comunità civili in difficoltà. La situazione attuale è disastrosa e gli aiuti umanitari devono raggiungere le migliaia di famiglie nelle aree remote che ne hanno disperatamente bisogno”.