Nella Rd Congo, la produzione di oro continua a essere sottostimata e quintali di metallo prezioso vengono contrabbandate con la complicità di nazioni confinanti. A denunciarlo, un rapporto delle Nazioni Unite, secondo il quale il confine orientale è luogo di traffici del valore di miliardi di dollari. Difficile da tracciare, il commercio del metallo prezioso ha alimentato guerre regionali, finanziamento di gruppi ribelli e ha portato a sanzioni da parte delle Nazioni Unite sui trafficanti coinvolti.
Le province del Nord Kivu, del Sud Kivu e dell’Ituri hanno riportato una produzione ufficiale di poco più di 60 kg di oro artigianale nel 2019, ma hanno esportato un totale di 73 kg, secondo quanto riportato dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite sul Congo. L’Onu ha stimato che almeno 1,1 tonnellate di oro sono state introdotte clandestinamente dalla provincia di Ituri nel 2019.
In tutte le province produttrici di oro la perdita è probabilmente maggiore. I minatori artigianali in Congo producono da 15 a 22 tonnellate di oro all’anno, secondo le stime dell’Istituto federale tedesco per le geoscienze e le risorse naturali. «Il Paese è rimasto uno dei maggiori produttori di oro artigianale della regione dei Grandi Laghi, eppure uno dei suoi più piccoli esportatori ufficiali», ha scritto il gruppo di esperti.
Gli esperti delle Nazioni Unite hanno anche scoperto che l’Uganda e altri Paesi confinanti esportano molto più oro di quanto producano. L’oro commercializzato sarebbe quindi frutto di contrabbando. Oltre il 95% delle esportazioni di oro dall’Uganda nel 2019, che ammontavano a poco più di 25 tonnellate, non erano infatti di origine ugandese.