I colloqui tra le autorità congolesi e una cinquantina di rappresentanti dei gruppi armati attivi nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo si sono conclusi ieri nella capitale keniana, Nairobi. I negoziati si sono svolti alla presenza di oltre 200 delegati dei gruppi armati e della società civile provenienti dalle province di Ituri, Nord Kivu, Sud Kivu, Maniema e Tanganica.
Il comunicato finale è stato firmato dal facilitatore Uhuru Kenyatta, dal rappresentante speciale del Presidente congolese e dai rappresentanti dei gruppi armati contiene 10 decisioni e risoluzioni principali, tra cui l’accettazione del Programma di disarmo, smobilitazione, riabilitazione comunitaria e stabilizzazione (Pddrcs).
I gruppi armati hanno però “unanimemente” sconfessato il principale facilitatore nazionale, Thommy Tambwe, ex leader dei ribelli. “I gruppi armati esprimono la loro mancanza di fiducia nei confronti di alcuni dei leader del Pddrcs, in considerazione del loro passato nefasto, che è stato denunciato dai gruppi armati e da altre componenti della società civile”, si legge nella dichiarazione.
Kenyatta si è impegnato a “discutere la questione con il presidente della Repubblica Democratica del Congo”, si legge nel comunicato. I firmatari della nota hanno anche deciso di istituire un “gruppo di lavoro” per esaminare e trattare la questione dei “detenuti e prigionieri dei gruppi armati e riferire agli organi giudiziari specializzati per una soluzione adeguata”.
Il governo è stato invitato a facilitare “l’integrazione dei membri della comunità con l’obiettivo di creare opportunità di lavoro, commercio e imprenditorialità a livello locale”. All’inizio del prossimo anno dovrebbero tenersi incontri nelle città di Goma, Bukavu e Bunia per valutare “i progressi compiuti e i preparativi per altre risoluzioni a medio e lungo termine”, spiega lo stesso testo.
I ribelli dell’M23 hanno poi annunciato in un comunicato circolato anche su Twitter, di essere “pronti a iniziare il disimpegno e il ritiro” dalle posizioni conquistate nell’est della Repubblica Democratica del Congo.
“Il Movimento M23 conferma il mantenimento del cessate il fuoco. Per quanto riguarda l’attuazione delle suddette raccomandazioni del vertice di Luanda (23 novembre 2022), l’M23 è pronto a iniziare il disimpegno e a ritirarsi dalle posizioni conquistate anche se non era rappresentato al suddetto vertice”, viene sottolineato nella nota firmata dal suo portavoce politico, Lawrence Kanyuka.
Il Movimento M23 chiede anche “un incontro con la Forza regionale dell’Africa orientale e il Meccanismo di verifica ad hoc per discutere le modalità di attuazione e ribadisce la sua richiesta di un incontro con il mediatore e il facilitatore per discutere le sue preoccupazioni”, aggiunge lo stesso testo nel quale viene precisato che l’M23 chiede anche un “dialogo diretto con il governo della Rdc al fine di trovare una soluzione duratura alle cause del conflitto nella Rdc orientale”.
Le autorità congolesi accusano il Ruanda di sostenere l’M23, cosa che Kigali nega. Le autorità ruandesi accusano l’esercito congolese di collusione con i ribelli hutu (Fdlr) stanziati a est.
La decisione dei ribelli arriva 48 ore dopo la telefonata del Segretario di Stato americano Anthony Blinken al Presidente ruandese Paul Kagame. Il Segretario di Stato americano ha dichiarato di aver avuto una “conversazione produttiva con Paul Kagame domenica per sottolineare la necessità di pace e sicurezza nella RDC orientale”. Ha esortato il leader ruandese a “porre fine al sostegno del Ruanda all’M23”.
Il presidente congolese Felix Tshisekedi ha detto sabato a un raduno di giovani congolesi a Kinshasa che i ruandesi “hanno bisogno del nostro aiuto per liberarsi” da Paul Kagame, al potere da due decenni. Ha aggiunto che l’Africa non ha più bisogno di “questo tipo di leader retrogrado”.
Mercoledì 30 novembre, durante la cerimonia di giuramento dei nuovi membri del gabinetto, il presidente ruandese Paul Kagame ha accusato il suo omologo congolese Felix Tshisekedi di aver approfittato delle violenze dell’M23 nell’est della Repubblica Democratica del Congo per ritardare le elezioni previste per il 20 dicembre 2023. Il leader ruandese aveva fatto riferimento alle debolezze della governance di Kinshasa.
La ribellione è stata sconfitta nel 2013 dall’esercito congolese e dalle forze di pace. I ribelli hanno ripreso le armi alla fine del 2021, accusando Kinshasa di non rispettare gli accordi di pace.