La Repubblica Democratica del Congo ha convocato l’ambasciatore del Ruanda e sospeso i voli RwandAir per il Congo per via delle accuse verso Kigali di sostenere i ribelli dell’M23 responsabili di un’offensiva militare nei confini orientali congolesi. Il Ruanda nega di sostenere i ribelli che questa settimana sono avanzati fino a 20 chilometri dalla città di Goma, nel Congo orientale, conquistando, anche se brevemente, la più grande base dell’esercito nell’area.
Le forze del Congo e le Nazioni Unite avevano anche accusato Kigali di sostenere l’M23 durante un’insurrezione del 2012-2013 che portò in quell’occasione alla conquista di Goma. Il portavoce del governo del Congo, Patrick Muyaya, ha annunciato la sospensione dei voli del vettore nazionale ruandese e la convocazione dell’ambasciatore dopo una riunione del consiglio di difesa nazionale.
“È stato lanciato un avvertimento ai ruandesi, il cui atteggiamento rischia di interrompere il processo di pace dove tutti i gruppi armati, ad eccezione dell’M23, sono impegnati sulla via della pace” ha detto Muyaya.
L’M23 e il governo del Ruanda, a loro volta, hanno accusato l’esercito del Congo di collaborare con le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, milizia fondata da uomini di etnia hutu fuggiti dal Ruanda dopo aver partecipato al genocidio del 1994. Accuse negate dal Congo.
I nuovi scontri scoppiati negli ultimi giorni tra le Forze armate della Repubblica Democratica del Congo (Fardc) e presunti combattenti dell’M23 nel territorio di Rutshuru, nella provincia del nord Kivu, allargatisi poi anche al territorio di Nyiragongo, hanno costretto almeno 37.000 persone a fuggire dalle loro case. Lo riferiscono il Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc) e il Comitato internazionale di soccorso (Irc) in un comunicato nel quale sottolineano che le famiglie sfollate, che hanno trovato rifugio nelle chiese e nelle scuole locali vicino a Goma, hanno estremo bisogno di assistenza umanitaria.
“Migliaia di famiglie sono state costrette a fuggire dalla nuova ondata di violenza. Alcune hanno dovuto camminare per più di 20 chilometri per arrivare alla periferia di Goma e si dice che altre stiano arrivando”, ha dichiarato Caitlin Brady, direttore nazionale del Nrc in Repubblica Democratica del Congo”.
Secondo Adama Coulibaly, direttore nazionale dell’Irc, “l’obiettivo per ora è proteggere le nostre squadre che stanno fornendo assistenza umanitaria nelle aree interessate dagli scontri”, ed ha aggiunto che “sebbene al momento ci siano stati meno scontri tra le Fardc e l’M23, la situazione rimane incerta”.
Secondo le medesime fonti, al confine con l’Uganda, almeno 19.000 persone rimangono prive di assistenza vitale, poiché i pesanti combattimenti hanno interrotto la consegna degli aiuti. La Nrc e l’Irc temono che l’intensità e la rapida diffusione della violenza nelle aree limitrofe ostacolino gravemente l’accesso umanitario a famiglie già vulnerabili.
“L’accesso senza ostacoli e la consegna tempestiva dell’assistenza umanitaria sono fondamentali per la protezione di tutte le popolazioni sfollate e colpite dal conflitto. Questa nuova escalation di violenza minaccia la capacità della comunità umanitaria di fornire assistenza tempestiva in una regione in cui 1,9 milioni di persone sono già sfollate. Un’assistenza adeguata alle famiglie bisognose può essere fornita solo sulla base di una pace e di una stabilità duratura”, ha dichiarato Brady.
La Nrc e l’Irc invitano pertanto tutti gli attori a cercare soluzioni per una pace duratura non solo nella Repubblica Democratica del Congo, ma anche nella più ampia regione dei Grandi Laghi. “Devono fare tutto ciò che è in loro potere per evitare il ritorno di una guerra su larga scala nella regione”, si legge nella nota congiunta.