RD Congo, stragi di civili nelle regioni orientali

di Marco Trovato

Le Nazioni Unite hanno attribuito 40 uccisioni “extragiudiziali” alle forze di sicurezza congolesi e quasi 350 ai gruppi armati, nel novembre 2021, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc).

In tutto il Paese, “gli agenti statali sono responsabili del 39 per cento delle violazioni documentate, comprese le esecuzioni extragiudiziali di almeno 40 persone (24 uomini, nove donne e sette bambini)”, dice un rapporto pubblicato mercoledì dall’Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani (Bcnudh).

Il resto del “61 per cento delle violazioni sono state commesse da combattenti di gruppi armati, comprese le esecuzioni sommarie di almeno 345 persone (258 uomini, 61 donne e 26 bambini)”, ha aggiunto il rapporto.

Bcnudh, che fa parte dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, sostiene inoltre di aver documentato “801 violazioni e abusi dei diritti umani in tutta la Rdc nel solo mese di novembre, un forte aumento del 61 per cento rispetto a ottobre (498 violazioni)”.

Circa il 94 per cento delle violazioni documentate nel novembre 2021 sono state commesse nelle province colpite dal conflitto (752 violazioni) e hanno causato la morte di almeno 379 civili (276 uomini, 70 donne e 33 bambini) secondo il rapporto.

La maggior parte delle violazioni e degli abusi sono stati registrati nella provincia del Nord Kivu (443 violazioni, ovvero il 59 per cento delle violazioni commesse in queste province), seguita in particolare da Ituri (104 violazioni), Tanganica (96 violazioni) e Sud Kivu (58 violazioni), dove sono attivi i gruppi armati più sanguinari del Congo orientale.

Gli abusi attribuiti ai gruppi armati sono divisi tra i combattenti di Nyatura, le Forze democratiche alleate (Adf), le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) o la Cooperativa per lo sviluppo del Congo (Codeco).

Nel novembre 2021, i casi documentati di violenza sessuale legata al conflitto hanno coinvolto 70 donne adulte, “un aumento significativo rispetto al mese precedente (41 vittime)”, sottolinea il Bcnduh.

I gruppi armati sono stati responsabili della maggior parte di questi casi (50 vittime), mentre 20 donne sono state vittime di violenza sessuale commessa da agenti statali. La maggioranza dei casi documentati di violenza sessuale sono stati commessi nella provincia del Nord Kivu (30 vittime), seguita da Ituri (23 vittime), Tanganica e Sud Kivu (rispettivamente otto vittime).

Secondo lo stesso rapporto, nelle province non colpite dal conflitto, sono state documentate 49 violazioni dei diritti umani (6 per cento del totale).

Le due province più colpite dall’insieme di violazioni, vale a dire il Nord Kivu e l’Ituri, sono sotto uno stato d’assedio da otto mesi, proclamato dal presidente Félix Tshisekedi nel tentativo di frenare un quarto di secolo di violenza nella regione. Il provvedimento ha consegnato la gestione di province, città e territori a ufficiali dell’esercito e della polizia, ma rimane criticato per i suoi risultati contrastanti. Secondo la società civile e l’opposizione, la violenza è aumentata da quando è stato introdotto lo stato d’assedio.

Il Nord e Sud Kivu, due delle province più flagellate da violenze e instabilità

Foto di apertura: Caschi blu dell’Onu a Goma, capoluogo del Nord Kivu (courtesy Marco Gualazzini)

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