Quelli commessi a Yumbi, nella provincia di Mai-Ndombe, nell’ovest della Rd Congo possono essere considerati crimini contro l’umanità. Lo scorso anno più di 500 persone sono state uccise in modo brutale. Molte famiglie sono state bruciate nelle loro capanne. Bambini piccolissimi sono stati gettati nelle fosse biologiche e annegati nei liquami. A denunciarlo, un rapporto delle Nazioni Unite reso pubblico ieri. Nell’inchiesta si mettono in allarme le autorità affermando che la violenza potrebbe divampare di nuovo, in qualsiasi momento.
Le violenze sono scoppiate tra il 16 e il 18 dicembre, quando la comunità locale voleva seppellire uno dei suoi capi tradizionali in una terra di un’altra comunità. I membri della comunità di Batende hanno attaccato i villaggi di Banunu «con estrema violenza e rapidità, lasciando poco tempo per fuggire». Secondo gli investigatori le violenze sono state «pianificate ed eseguite con il supporto dei capi abituali».
Le Nazioni Unite puntano il dito contro le autorità provinciali di Yumbi, che «sembrano aver fallito nella loro responsabilità di proteggere la popolazione». Hanno inviato una squadra investigativa, che è riuscita a raggiungere solo tre dei quattro villaggi nel cuore dell’attacco.
Il numero delle vittime è probabilmente molto più alto delle 535 menzionate nella relazione dell’Onu. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite potrebbero essere morte almeno 890 persone. Si ritiene anche che i corpi siano stati gettati nel fiume Congo.
La gente ha cercato rifugio nel vicino Congo-Brazzaville attraversando il fiume. Circa 16.000 residenti sono stati sfollati, secondo le indagini.
Quella delle tensioni etniche è una sfida infinita con la quale il nuovo governo di Kinshasa dovrà fare i conti. Focolai di tensione emergono periodicamente soprattutto nelle zone orientali (dove sono legati alla gestione delle risorse minerarie), ma non sono infrequenti anche al Nord e all’Ovest. Negli ultimi anni sono state migliaia le vittime. Una tragedia di fronte alla quale le autorità spesso sono state impotenti. Così come le Nazioni Unite.