di Andrea Spinelli Barrile
Alla dolorosa storia comune recente di Nazioni unite (Onu) e Repubblica democratica del Congo (Rdc) si è aggiunto un nuovo capitolo drammatico che riguarda l’assistenza umanitaria: l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) ha dichiarato di non essere più in grado di “rispondere a tutti i crescenti bisogni umanitari dei rifugiati e degli sfollati interni” nella Rdc per mancanza di fondi.
Secondo un comunicato dell’agenzia Onu con sede a Ginevra al 30 giugno scorso “era stato ottenuto solo il 19% della cifra di 225 milioni di dollari preventivata a inizio anno”: questa carenza di fondi “incide in modo significativo sulla vita delle persone costrette a fuggire”. Secondo l’Unhcr la Rdc ha più di 5,6 milioni di sfollati interni e, da inizio 2022, ospita almeno mezzo milione di rifugiati dai paesi vicini.
“Al ritmo attuale, l’82% degli sfollati interni non riceverà un’assistenza adeguata nei rifugi. Di conseguenza, saranno costretti a dormire in chiese, scuole e stadi, all’aperto, o rischieranno di dover tornare a casa nonostante il rischio di essere presi di mira da gruppi armati”, ha affermato l’Unhcr.
L’agenzia Onu, nel suo mesto comunicato, ricorda che ogni bambino ha diritto all’istruzione primaria, ma nella Repubblica democratica del Congo, “a causa del sottofinanziamento, solo il 16% dei bambini rifugiati sud-sudanesi va a scuola. Agli attuali livelli di finanziamento, quest’anno l’Unhcr non è in grado di sostenere un solo bambino rifugiato che frequenti la scuola secondaria”.
L’agenzia avverte inoltre che “senza ulteriore sostegno” sarà costretta a ridurre “le borse di assistenza in denaro e i kit di sussistenza nei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’allevamento”.
Questa carenza di fondi, combinata con gravi siccità nell’Africa orientale e meridionale, “colpirà molti sfollati che potrebbero morire di fame”.
Secondo Unhcr, mentre l’attenzione della comunità internazionale è concentrata su alcune delle crisi più importanti, in particolare in Siria, Afghanistan e, più recentemente, Ucraina, altre crisi, molte delle quali in Africa, “non sono riuscite ad attirare lo stesso livello di attenzione , sostegno e risorse”.