La tensione nell’est della Repubblica democratica del Congo travalica i confini della sicurezza per arrivare sul piano della politica internazionale, con Kinshasa, Kigali e Washington ai ferri sempre più corti. Ieri le autorità ruandesi hanno respinto la richiesta degli Stati Uniti di ritiro delle truppe ruandesi e dei sistemi missilistici anti-aria dalla parte orientale della Rdc.
“La dichiarazione rilasciata dal Dipartimento di Stato americano il 17 febbraio 2024 offre un’immagine della realtà profondamente parziale, in flagrante contraddizione con lo spirito del processo di rafforzamento della fiducia avviato dal Direttore dell’intelligence nazionale degli Stati Uniti nel novembre 2023, che aveva creato un quadro costruttivo per allentare la situazione” si legge in una nota del ministero degli Affari esteri ruandese. Le Nazioni Unite, e diverse cancellerie occidentali, sostengono che l’esercito ruandese sia presente da due anni accanto ai ribelli dell’M23, dando loro supporto. Kigali rivendica di difendere il suo territorio mentre la Rdc sta effettuando uno “spettacolare rinforzo militare” vicino al suo confine.
“Il Ruanda sostiene fortemente una soluzione politica della questione M23 da parte degli stessi congolesi. Il Ruanda è categoricamente contrario a qualsiasi nuovo tentativo di esternalizzare con la forza questo problema sul suo territorio”, scrive il governo di Kigali, che accusa la Rdc di sostenere i ribelli delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), ritiratisi da 30 anni proprio nell’est congolese. Per Kigali, il sostegno di Kinshasa “è una questione di politica statale e non una scelta dei singoli attori”.
Il Dipartimento di Stato americano, attraverso il suo portavoce, ha invitato più volte l’M23 a “cessare immediatamente le ostilità e a ritirarsi dalle sue attuali posizioni intorno a Sake e Goma, in conformità con i processi di Luanda e Nairobi” e il Ruanda è stato invitato “a ritirare immediatamente tutto il personale delle Forze di difesa ruandesi dalla Rdc e a rimuovere i suoi sistemi missilistici terra-aria, che minacciano la vita dei civili, delle forze delle Nazioni Unite e di altri soldati per la pace regionale, degli attori umanitari e dei voli commerciali”.
La portavoce del presidente congolese Felix Tshisekedi, Tina Salama, ha detto ieri alla stampa che il presidente congolese “non dialogherà con l’M23, che è solo uno straccio vuoto, ma con il Ruanda e non ad ogni costo”.