“La Repubblica Democratica del Congo si trova ormai senza alcuna istituzione legittima. È la prima volta che questo accade nel nostro Paese dall’indipendenza. Quindi, l’accordo del 31 dicembre è la sola strada per uscire della crisi” ha affermato Mons. Marcel Utembi Tapa, Arcivescovo di Kisangani e Presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo nel suo discorso tenuto ieri, 21 marzo, di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Il Presidente della Cenco è stato invitato a descrivere la situazione nella Rdc dal Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il mancato svolgimento delle elezioni presidenziali che dovevano tenersi nel dicembre del 2016 ha creato una grave crisi politica. I Vescovi sono stati chiamati a mediare tra maggioranza e opposizione. Grazie ai loro sforzi, il 31 dicembre è stato raggiunto un accordo che prevede il mantenimento in carica del Presidente uscente, Joseph Kabila, e la formazione di un governo di unità nazionale, il cui Premier viene designato dall’opposizione, incaricato di portare il Paese alle elezioni.Sono insorte però delle difficoltà sulla modalità di attuazione dell’accordo. “Sfortunatamente, l’accordo specifico destinato ad assicurare l’attuazione delle intese fa fatica ad essere raggiunto” ha sottolineato Mons. Utembi Tapa. “Mentre la popolazione attende con impazienza le elezioni, lo status quo politico dovuto all’intransigenza dei negoziatori su alcuni punti di divergenza rimanenti e gestito da manovre politiche, rischia di ritardare indefinitamente l’applicazione dell’accordo di San Silvestro”. I Vescovi hanno annunciato che il 27 marzo si dovrà concludere la trattativa per l’attuazione delle intese .
“La situazione della sicurezza, contrassegnata da scontri sanguinosi e da violazioni dei diritti umani, rimane preoccupante su una grande parte del territorio nazionale” ha aggiunto l’Arcivescovo, che ha concluso chiedendo ai membri di impegnarsi per la pace nella RDC.
(23/03/2017 Fonte: News.va)
Rd Congo/2 – I vescovi denunciano un «vuoto di potere»
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